Crescita degli iscritti (+22% dal 2005), ritocco al rialzo delle aliquote contributive, compliance fiscale, grazie ai controlli incrociati con l’agenzia delle Entrate, e riforma di Cassa forense, che nel 2013 ha portato migliaia di avvocati a basso reddito fuori dal perimetro della Gestione separata Inps. Queste quattro tendenze, con diversi gradi di intensità , hanno prodotto un’esplosione dei contributi che gli Enti di previdenza privati incassano ogni anno: considerando il solo primo pilastro, dal 2005 ad oggi l’aumento, per le Casse del 509, è stato dell’88,5%, fino a quota 8,6 miliardi. Sono numeri contenuti nel settimo rapporto Adepp sulla previdenza privata, che l’associazione delle Casse presenterà questa mattina a Roma. Fotografando un cambiamento strutturale nella relazione tra professionisti e previdenza. Perché questa crescita così robusta arriva in un periodo nel quale il potere d’acquisto dei liberi professionisti si è ridotto del 18,3 per cento. Gli 1,5 milioni di iscritti alle Casse (300mila più del 2005) pagano aliquote più elevate ed evadono di meno: per effetto di queste tendenze, l’area tecnica paga il 98,8% in più, quella sanitaria il 72% in più, l’area economico sociale il 33,6% in più. Cresce addirittura del 133% l’area economico giuridica, ma qui pesala riforma di Cassa forense. C’è da aggiungere un dato demografico. I liberi professionisti vanno in pensione più tardi e, per questo motivo, l’età media si sta alzando. La fascia di iscritti compresa tra i 3o ed i 4o anni, che nel 2005 rappresentava il 33,6% del totale, è passata al 22,2%, mentre quella compresa tra i 5o e i 6o anni è passata dal 18% al 25,3 per cento. I più anziani sono, in linea di massima, quelli che guadagnano di più: la fascia di età tra i 5o e i 70 anni resta di gran lunga quella con i redditi più alti, poco sotto i 50mila euro. Guardando sempre alla demografia, un cambiamento positivo si registra, invece, dal lato delle differenze di genere: nella fascia sotto i 40 anni le iscrizioni di donne e uomini sono praticamente equivalenti. Se i contributi crescono dell’88% le prestazioni non sono da meno.In questo caso però, la differenza tra enti del 509 e del 103 sostanziale. I primi registrano dal 2005 a12o16 un aumento delle prestazioni del 78%, per un valore che nel 2016 è arrivato a 4,9 miliardi di euro. Le Casse del 103, che ancora non sono “a regime” hanno registrato in dodici anni un 620% per un valore delle prestazioni erogate passato dai 9 milioni del 2005 ai 67 milioni del 2016. La parte sostanziale di questi importi, e cioè 4,64 milioni, serve per le pensioni. C’è poi il capitolo del welfare che negli ultimi anni ha trovato sempre più spazio. O meglio si è ampliata l’offerta delle Casse per rispondere a specifiche richieste, quindi se prima il welfare era circoscritto all’assegno di maternità e ai prestiti agevolati ora non più richiesti dati i bassi tassi di mercato-in questi ultimi anni le cose sono molto cambiate. E cambieranno ancora in futuro, perché il Jobs Act degli autonomi apre alla possibilità che le Casse possano gestire anche ammortizzatori sociali (opzione per ora possibile nel mondo Adepp solo per i giornalisti). Nel welfare le Casse hanno investito nel 2016 circa 434 milioni se si escludono Casagit e Onoasi. Crescono i soldi spesi per l’indennità di maternità e soprattutto le polizze sanitarie, passate da 91a 106 milioni nell’ultimo anno. Sulla sanità alcune Casse stanno studiando eventuali accordi interprofessionali per erogare servizi sanitari agli iscritti.