Una convenzione condivisa per il cumulo gratuito

Centinaia di domande di professionisti che vorrebbero andare in pensione, unendo (gratuitamente) i contributi versati all’Inps e alle Casse previdenziali «congelate», in attesa che la norma sul cumulo non oneroso (prevista dalla legge 236/2016) trovi applicazione. E, per sbloccare una «impasse» che va avanti da tredici mesi, visto che la disciplina è (sulla carta) in vigore dal 1° gennaio 2017, è imminente un nuovo faccia a faccia fra i tecnici dell’Istituto pubblico e degli Enti privati che dovrebbe appianare le ultime divergenze e permettere di stilare la convenzione condivisa fra le parti, avviando così l’iter per il riconoscimento del diritto alla prestazione di chi ha avuto carriere lavorative discontinue. Fra gli istituti pensionistici di «vecchia generazione» (quelli, cioè, regolamentati dal decreto legislativo 509/1994, che esistevano prima della privatizzazione e che, inizialmente, calcolavano gli assegni con il solo metodo retributivo e solo negli anni successivi hanno deciso di approvare singolarmente alcune riforme che hanno rivisitato il meccanismo di computo, aprendosi al sistema contributivo, ndr) Inarcassa (ingegneri e architetti) «fino al 31 gennaio 2018 ha ricevuto 155 richieste di pensione in cumulo» dai propri associati, all’Enpam (medici e odontoiatri) ne sono affluite 134 e alla Cassa forense (avvocati) «circa un centinaio», mentre attualmente la Cipag (geometri) ha «73 istanze in fase d’istruttoria» e la Cnpadc (dottori commercialisti) ne ha raccolte «circa 20»; nel complesso, dunque, in cinque Enti con platee di associati particolarmente corpose, le domande, stando a quanto ha appreso ItaUaOggi, sono poco più di 480, ma il numero è, presumibilmente, non ancora elevato perché permane un clima di incertezza sui tempi nei quali sarà davvero possibile usufruire del cumulo gratuito per accedere alla pensione. La nebbia, però, potrebbe diradarsi presto, quando gli esperti dell’Inps e dell’Adepp (l’Associazione che raggruppa le Casse) risolveranno un paio di questioni: in primis quale sarà il soggetto istruttore della pratica (in caso di pensione di vecchiaia). E, poi, come verrà realizzata la «provvista» voluta dall’Istituto per custodire le somme a carico degli Enti.

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