“Non abbiamo paura di Amazon, i commercialisti hanno un futuro”

Paura no, anche se è vero che «I i cambiamenti incutono sempre qualche timore. Però quella del commercialista resterà in ogni caso una professione centrale in tanti ambiti diversi. E nessuna Amazon o software potrà mai sostituirla del tutto». Massimo Miani, presidente del Consiglio nazionale dell’ordine dei dottori commercialisti e dei revisori contabili ostenta tranquillità. Nonostante tutto. Amazon, ma anche altri colossi online stanno cominciando a fornire servizi semplici che normalmente sono forniti dai commercialisti alle imprese, come ad esempio il calcolo dell’Iva sulle esportazioni o (ma per ora solo negli Usa) un servizio di calcolo di tutte le imposte. L’appetito vien mangiando e chissà dove arriveranno. Tutto questo mentre sta per arrivare in Italia la fatturazione elettronica che potrebbe trasformare in automatica ed elettronica gran parte della contabilità. Davvero questi cambiamenti non vi allarmano?
«Lo vedo come un processo naturale di cambiamento che non pub essere fermato e che non riguarda soltanto la nostra categoria e neppure solo il nostro paese. Anche la nostra professione non poteva rimanere immune dalle modificazioni tecnologiche».
Come se li immagina i commercialisti fra dieci anni?
«Intanto ci saranno ancora e saranno dei professionisti molto utile. Certo, fra dieci anni non svolgeranno più la stessa professione in ambito fiscale o nella dichiarazione dei redditi, dove i software sottrarranno spazio. Ci sono però tante altre cose da fare: nel campo giudiziale, della finanza, dei controlli del lavoro e così via. Qui per noi il lavoro ci sarà sempre».
Dovrete specializzarvi sempre di più perché sarete sostituiti dai software nelle cose più semplici?
«Sì, certo. E non è un caso che abbiamo posto al ministro della Giustizia il tema delle specializzazioni. Vogliamo professionisti meno genera listi e più specialistici».
Qual è il vostro progetto?
«Abbiamo costituito, insieme ai dipartimenti di Economia di varie Università, delle Scuole di Alta Formazione (Sat): ce ne sono 14 in Italia, alcune coincidono con un regione, altre con più regioni. Facciamo corsi di 200 ore dove c’è l’obbligo di una frequenza minima con 10 aree di specializzazione. Così le competenze dei nostri iscritti crescono».
Perché avete preso dei contatti con il ministero? Le scuole funzionano già.
«Perché chiediamo di poter modificare l’ordinamento dell’Albo. creando sezioni apposite con i soggetti che hanno ottenuto il titolo di “specialista”. E per questa modifica c’è bisogno di una legge, su cui c’erano molte convergenza prima delle elezioni. Speriamo di poter riprendere il discorso laddove è stato interrotto».
Finora il contribuente ha avuto davanti a sé figure generaliste, noi pensiamo che sia necessaria un’ulteriore specializzazione. Ma non basta. Che altro vorreste fare?
«Crediamo sia necessario spianare la strada a studi più grandi e organizzati di oggi, quando l’80 per cento degli studi ha il solo professionista. E io credo si vada sempre di più verso studi multidisciplinari».
Con quale competenze?
«Commercialisti, avvocati e notai possono convivere in studi multidisciplinari. Del resto noi abbiamo recentemente costituito un’associazione interprofessionale con queste tre categorie denominata “Economisti e giuristi insieme”».
Ci sarà posto in futuro soltanto per studi interprofessionali?
«No, ci sarà posto anche per studi di commercialisti con competenze molto specifiche, specialistiche, appunto».
Che altri spazi pensate dl avere, posto che Amazon e gli altri vi sottrarranno quella parte di lavoro più semplice e ripetitiva?
«Io credo che avremo ancora spaio per il controllo di qualità anche nel campo fiscale. Qualcuno in futuro manderà i dati all’amministrazione finanziaria, ma chi controllerà che siano giusti? Ecco, noi ci candidiamo a questo controllo di qualità che non pub fare un software».
Intanto sta per arrivare, a fine 2018, la fatturazione elettronica per tutti. Vol avete chiesto più tempo. Perché?
«Perché le piccole e piccolissime imprese sono assolutamente impreparate, alcune addirittura usano ancora la fatturazione a mano. Serve più tempo per digerire questa enorme novità».

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