Bce, altoltĂ  all’Italia sulle pensioni

Il bollettino della Bce pubblicato ieri dedica un approfondimento all’invecchiamento della popolazione europea e a quali implicazioni può avere per l’evoluzione dell’economia dell’area euro. L’analisi ricorda che la popolazione europea sta invecchiando e che questo trend va affrontato con adeguate politiche perchĂ© può avere implicazioni negative per la traiettoria del debito e la crescita potenziale. Non manca un riferimento alle riforme di Italia e Spagna. Il bollettino ricorda che l’analisi effettuata si basa sull’assunzione che tutte le riforme al sistema previdenziale approvate in Europa restino in essere.Tuttavia nel documento si legge che: «in alcuni Paesi, ad esempio in Italia e in Spagna, il rischio che si compiano passi indietro rispetto alle riforme pensionistiche precedentemente adottate sembra elevato. Il medesimo rischio inoltre potrebbe aumentare per i Paesi in cui si prevedono importanti cali dei tassi di sostituzione». Aggiunge la Bce: «In tali casi in alternativa potrebbe aumentare il rischio di sempre maggiori trasferimenti di natura assistenziale qualora i piani pensionistici privati non fossero in grado di sopperire al divario». In generale il bollettino ricorda che «in diversi Paesi sono necessari ulteriori sforzi di riforma volti a ridurre il previsto aumento della spesa connessa all’invecchiamento demografico in un contesto di livello alto di debito pubblico. SarĂ  importante che i paesi intraprendano azioni politiche risolute e incrementino gli sforzi di riforme strutturali in ambiti quali pensioni, sanitĂ  e assistenza di lungo periodo» Intanto sempre nel bollettino si ricorda che «l’espansione economica nell’area dell’euro rimane solida e generalizzata nei diversi Paesi e settori, sebbene i dati e gli indicatori recenti si siano mostrati piĂą deboli rispetto alle attese». Inoltre il consiglio direttivo della Banca Centrale Europea ritiene che finora siano stati compiuti considerevoli progressi verso un aggiustamento durevole dell’inflazione. Dal bollettino emerge che con un buon ancoraggio delle aspettative di inflazione a piĂą lungo termine, il vigore di fondo dell’economia dell’area dell’euro e il perdurare di un ampio grado di accomodamento monetario danno motivo di confidare che in futuro l’inflazione continui stabilmente a convergere verso i livelli perseguiti dal consiglio direttivo e che tale convergenza perduri anche dopo la graduale liquidazione degli acquisti netti di attivitĂ . Le decisioni di politica monetaria dell’ultima riunione confermano l’attuale ampio grado di accomodamento monetario che assicurerĂ  che l’inflazione continui stabilmente a convergere verso livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio termine. Per l’Istituto di Francoforte è necessario ancora uno stimolo significativo da patte della politica monetaria per sostenere l’ulteriore accumularsi di pressioni interne sui prezzi e la dinamica dell’inflazione complessiva nel medio periodo. Tale sostegno continuerĂ  a derivare dagli acquisti netti di attivitĂ  sino alla fine dell’anno, dalle notevoli consistenze di attivitĂ  acquistate e dai reinvestimenti collegati, nonchĂ© dalle indicazioni prospettiche rafforzate del consiglio direttivo sui tassi di interesse di riferimento della Bce. In ogni caso il consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per assicurare che l’inflazione continui ad avvicinarsi stabilmente all’obiettivo. Per quanto riguarda l’evoluzione degli spread tra i titoli dell’area euro il bollettino ricorda che «dopo aver evidenziato fluttuazioni relativamente moderate nella prima parte del periodo in esame, i differenziali dei titoli di Stato italiani sono considerevolmente aumentati dopo il 15 maggio, quando i mercati hanno conosciuto i dettagli contenuti nella proposta di programma avanzata dal nuovo governo, Le condizioni dei mercati delle obbligazioni sovrane sono da allora rimaste volatili con i differenziali dei titoli di Stato italiani ben al di sopm dei rispettivi livelli di aprile. Anche i mercati dei titoli di Stato di altri paesi dell’area dell’euro sono stati in varia misura coinvolti».

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