Tria apre sull’Irpef: si possono accorpare e tagliare le aliquote

Tria apre al taglio dell’Irpef, che però dovrà essere graduale e tener conto dei vincoli di bilancio, ovviamente. Matteo Salvini invece spara altissimo e annuncia la proposta per andare in pensione con quota 100 «al massimo a 62 anni», raccogliendo «almeno 20 miliardi» con la pace fiscale. La prudenza del ministro dell’Economia investe anche il reddito di cittadinanza, per il quale «occorre studiare bene il meccanismo». Tria stronca poi qualsiasi aspettativa sulla Cassa depositi e prestiti che stando alle tante voci della maggioranza dovrebbe farsi carico di tutti i guai economici del Paese da Alitalia all’Ilva ai crediti arretrati della Pa. «Deve restare privata» sottolinea, e soprattutto «non può trasformarsi in una nuova Gepi, ovvero un nuovo carrozzone dove infilare aziende più o meno decotte». Il ministro dell’Economia dice la sua anche sulle grandi opere. «La Tav e il gasdotto Tap? Spero che si facciano, anche perché si tratta di grandi collegamenti internazionali». Parla ovviamente a titolo personale ma tra i colleghi di governo più di uno non sarà contento. Più si avvicina la scadenza del varo della legge di bilancio e più emergono dettagli sulla manovra. Intervenendo alla giornata conclusiva della Summer school di Confartigianato, ieri Tria come prima cosa si è detto molto favorevole ad un intervenendo sull’Irpef. «Deve essere un’operazione graduale» e prevedere «un accorpamento ed una riduzione delle aliquote per i redditi familiari» ha però spiegato. Due ipotesi Nei giorni scorsi si era parlato di iniziare riducendo di un punto l’aliquota Irpef più bassa, quella del 22%, per i redditi sino a 15 mila euro. Che interesserebbe, è vero, una platea molto ampia, ma che alla fine produrrebbe uno sconto medio di 9,5 euro al mese per chi sta sotto i 15 mila euro e di 12,5 per chi sta sopra. Un’altra possibile misura prevede di passare dalle attuali 5 a 3 aliquote, ovvero 21%, 38% e 43%. In questo caso secondo i conteggi della Uil il beneficio massimo sarebbe di 129 euro per 13 mensilità a favore del 2% appena dei contribuenti. Una misura non esclude l’altra misura e per il governo, che a questo punto non esclude di introdurle entrambe, questo tipo di interventi dovrebbe preparare il terreno per il varo della flat tax da mandare poi a regime nel corso della legislatura. Dual tax per le imprese Ieri uno dei vice del Tesoro, il leghista Massimo Garavaglia, intervenuto poco prima di Tria, ha spiegato che nel frattempo a favore delle imprese si pensa di introdurre una dual tax Ires: i proventi intascati direttamente dai soci verrebbero tassati come oggi a124%, mentre le risorse reinvestite all’interno delle imprese (nuovi investimenti, aumenti di capitale, assunzioni o anche per riportare in Italia le loro produzioni), godrebbero di una aliquota agevolata del 15%. Sarebbe «un intervento strutturale, in modo che ogni anno non sia necessario andare a vedere se ci sono agevolazioni ammortamenti o incentivi», ha spiegato Garavaglia, di cui beneficerebbero sia le società di persone che le società di capitali. Analogamente per le partite Iva si pensa poi di alzare a 65 mila euro la soglia dei ricavi a cui applicare il regime dei minimi che prevede un forfait del 15. Mentre tra 65 e 100 mila euro l’aliquota salirebbe al 20%. Questo non significa mandare in archivio la flat tax. Anzi. Ieri un nuovo vertice dei leghisti nell’ufficio di Salvini al Viminale ha confermato questo impegno, assieme alla pace fiscale. Il vicepremier allargherebbe anzi il condono a tutti i contenziosi «al di sotto del milione». Secondo Tria la flat tax è una misura che «richiede tempo» e «va finanziata con le tax expenditures» ovvero col taglio ed il riordino delle decine e decine di sconti fiscali che oggi sottraggono alle entrate oltre 270 miliardi di euro. Quindi, ha assicurato, che la pace fiscale «ci sarà» ma nell’ambito della riforma fiscale. Sulle pensioni «va studiata la correzione della legge Fornero e facilitare il turn over nelle imprese: il problema è controllare i costi e farlo rispettando i vincoli di bilancio». La Lega insiste su quota 100 ed ora si studia la possibilità di abbassare da 64 a 62 anni il requisito dell’età. «Per me il limite dei 64 anni – ha dichiarato Salvini a Porta a Porta – è troppo alto. Io ho chiesto al massimo, ma al massimo, 62 anni».Infine il reddito di cittadinanza. Il problema secondo Tria è come lo si disegna. «Bisogna valutare qual è il costo addizionale, bisogna vedere quanto serve in più. Serviranno un po’ di fondi. Si tratta di disegnarlo in modo che abbia effetti positivi perché il reddito di cittadinanza aiuta la crescita se è disegnato bene. Bisogna strutturarlo in modo da non creare disincentivi». «Reddito» solo agli italiani Secondo una mozione della maggioranza votata ieri alla Camera il reddito di cittadinanza dovrà essere destinato «soltanto ai cittadini italiani che ne hanno davvero diritto», e per questo dovrà essere attivato un apposito monitoraggio. E poi, in seconda battuta, il governo dovrà «valutare Popportunità di assumere iniziative per assegnare una pensione di cittadinanza» sempre «ai cittadini italiani». Insomma è la quadratura del cerchio, che fa contenti i 5 Stelle e non scontenta la Lega.

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