Alberto Brambilla, consigliere economico di Palazzo Chigi, dopo la revisione al ribasso del deficit quanti soldi ci saranno per «quota 100» nella Legge di Bilancio?
«Dovremmo essere un filo sotto i 4,7 miliardi di euro per il 2019».
Basteranno?
«C’è il rischio che prevedere questo meccanismo solo per tre anni scateni una corsa alle domande perché oggi le regole sono queste, domani chissà . Ma nel 2019 ci si dovrebbe stare. Solo a patto di introdurre una serie di paletti per rallentare le uscite, come le finestre di tre mesi, e per sfoltire le domande, come il divieto di cumulo. Non proprio il massimo».
In che senso?
«In nessun Paese civile ci sono le finestre, perché quando maturi i requisiti per andare in pensione è giusto che la pensione ti venga data subito. Stesso discorso per il divieto di cumulo perché non Esperto di pensioni Alberto Brambilla «Così quota 100 non funziona E torneranno le finestre» puoi dire a chi va in pensione che si deve sedere ai giardinetti altrimenti arriva la polizia a casa. Ricordo che in Italia, su 16 milioni di pensionati, ce n’è un milione che lavora».
Quindi la soluzione non la convince?
«No, anche se credo che la strada sarà quella. Io, però, ho proposto una soluzione alternativa. Partire da quelle persone che avranno raggiunto la quota 200 già al 31 dicembre di quest’anno. E dare la precedenza a chi è rimasto bloccato più a lungo dalla riforma Monti-Fornero: quelli che, come somma di età anagrafica e contributi versati, hanno una quota ancora più elevata, ad esempio 105. Poi, a regime, introdurre una flessibilità che consenta di uscire fino a 71 anni, con almeno 64 anni d’età e 39 di contributi. Questa sarebbe una riforma strutturale».
Quella voluta del governo non lo è?
«Direi proprio di no. Mi sembra una pezza a colori».