Il Codacons è pronto a presentare un esposto per interruzione di servizio. Secondo l’associazione dei consumatori l’introduzione dell’obbligo della fatturazione elettronica, a partire dall’inizio dell’anno, si è tradotta in un flop con tanto di disagi e disservizi. L’estensione ai privati dell’obbligo della cosiddetta e-fattura era prevista dall’Agenzia delle Entrate, dopo che già dal 2015 è stato reso obbligatorio per tutti i fornitori della pubblica amministrazione. Alle lamentele del Codacons l’Agenzia, affidata dallo scorso mese di agosto alla guida di Antonino Maggiore, replica fornendo i dati e i risultati del monitoraggio effettuato in questi primi giorni di gennaio. «Per la prima volta abbiamo utilizzato sonde informatiche (un software di controllo, ndr) che monitorano i flussi dei dati all’intemo dei server – osservano dall’Agenzia – e che non hanno rilevato criticità, tanto meno ci risultano interruzioni del servizio». Le ragioni delle difficoltà evidenziate dal Codacons sono ricondotte all’utilizzo di server diversi da quello dell’Agenzia, che quindi potrebbero avere avuto problemi o rallentamenti. Primo test In base ai dati fomiti finora la media dei primi quattro giorni del 2019 registra l’emissione quotidiana di circa 700 mila fatture elettroniche, per un totale di 2,8 milioni di e-fatture predisposte da 140 mila operatori. Un aggiornamento che, pur mancante delle giornate del 5 e del 6 gennaio confermerebbe l’assenza di difficoltà e disservizi. La percentuale di errori si è attestata intorno al 6% dei casi, una cifra considerata «fisiologica» e imputabile a sbagli o imprecisioni nella fase di compilazione. Errori che avrebbero invalidato le fatture anche nella tradizionale versione cartacea. Un altro termometro per misurare le eventuali proteste o le tipologie dei disservizi è il call center dell’Agenzia, che non avrebbe ricevuto segnalazioni di anomalie nell’emissione delle fatture da parte di operatori o commercialisti. Margini di errore Le difficoltà e il margine di errore del 6% sono, insomma, inferiori a quelli registrati 4 anni fa, quando introducendo l’obbligo di fatturazione elettronica per i fornitori della Pubblica amministrazione la percentuale di errori ha raggiunto il 30%. Al di là del cauto ottimismo resta che il vero banco di prova per verificare la tenuta del sistema e dei server saranno i prossimi giorni, oltre che le giornate di fine mese, quelle in cui tipicamente si emettono le fatture. Il flusso registrato finora non sarebbe attendibile o sufficiente, poiché ha coinciso con la pausa di molte attività lavorative che segue il Natale. La ripresa si configura come un test per i cittadini e gli operatori che in caso di dubbi o incertezze possono cercare una risposta nella sezione che il sito delle Entrate dedica alla fatturazione elettronica. Gli obblighi Vale ricordare che l’obbligo riguarda tutti i titolari di partita Iva e stabilisce di predisporre ed effettuare tutte le fatture sul web, facendole transitare dall’Agenzia delle Entrate. Il vincolo della e-fattura vale per tutti: le operazioni possono riguardare sia le transazioni tra partite Iva (i cosiddetti B2B) sia le prestazioni nei confronti del consumatore finale (B2C). In particolare, come ribadito dall’Agenzia, per i cittadini senza partita Iva e privi di pec non cambia nulla, poiché potranno continuare a ricevere la fattura in versione cartacea o in posta elettronica, per esempio, in formato pdf. Se invece desiderano richiedere la fatturazione elettronica potranno farlo, dotandosi di una pec o del codice univoco rilasciato dall’Agenzia. Ad essere esentati dalla e-fattura sono alcune categorie: i contribuenti forfettari, le farmacie, gli operatori sanitari, alcuni agricoltori e le società sportive dilettantistiche.
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