Cala (di poco) il reddito disponibile per le famiglie italiane e il relativo potere d’acquisto, ma scende anche la propensione al risparmio con conseguente mantenimento di una propensione alla spesa “espansiva”. La pressione fiscale è stata del 48,8% (in aumento dello 0,2% rispetto allo stesso periodo del 2018) mentre il debito pubblico si è attestato al 132,1% del pil mentre l’indebitamento delle pubbliche amministrazioni è a quota 2,0% del Pil. Sono i dati forniti oggi dall’Istat e relativi al quarto trimestre del 2018. Dati che confermano (con luci e ombre) una situazione dei nostri conti tutt’altro che semplice. Indebitamento Pa – Nel quarto trimestre 2018 l’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al 2,0%. E l’Istat segnala che il dato era all’1,9% nello stesso trimestre del 2017. Complessivemente, nei quattro trimestri del 2018, le amministrazioni pubbliche hanno registrato un indebitamento netto pari al 2,1% del Pil, in miglioramento rispetto al 2,4% del corrispondente periodo del 2017. Reddito disponibile – Nel quarto trimestre 2018 il reddito disponibile lordo delle famiglie consumatrici è diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente. A fronte di un aumento del deflatore implicito dei consumi dello 0,3%, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito dello 0,5%. La spesa per consumi finali delle famiglie è aumentata dello 0,5% in termini nominali: ne è derivata una flessione di 0,6 punti percentuali della propensione al risparmio delle famiglie, scesa al 7,6% dall’8,2% registratro nel terzo trimestre. “Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha subito nel quarto trimestre una nuova diminuzione, riportandosi sostanzialmente sul livello registrato all’inizio dell’anno”, commenta l’istituto di statisticam segnalando che “le famiglie hanno tuttavia manenuto una dinamica espansiva dei consumi, alimentata da una nuova diminuzione della propensione al risparmio, scesa a un livello vicino al minimo registrato un anno e mezzo prima”. Consumatori – Il calo del reddito disponibile delle famiglie preoccupa l’Unione Nazionale Consumatori: “Il Paese arretra. Fino a che il reddito delle famiglie peggiora, non andremo da nessuna parte. I consumi, infatti, possono anche temporaneamente aumentare, sacrificando per un po’ i risparmi, ma questo scambio non può durare a lungo. Inoltre non è certo così che i consumi potranno decollare come servirebbe per rilanciare la crescita”. É quanto afferma Massimiliano Dona, presidente dell’UNC, “Ecco perché urge una politica dei redditi. Il Governo, più che ridurre la pressione fiscale a singole categorie di lavoratori, come le partite Iva, o immaginare addirittura la flat tax, farebbe meglio ad aiutare quel 40% di italiani che fatica ad arrivare alla fine del mese. Non solo per rispettare l’art. 53 della Costituzione, ma anche perché se si aiuta chi ha un reddito basso ripartono i consumi, dato che chi sta peggio ha una maggiore propensione marginale al consumo rispetto a chi è benestante”, conclude Dona.