Truffati dalle banche, Conte propone rimborsi immediati per redditi sotto i 35mila euro

Il governo intende varare i risarcimenti per le vittime delle crisi bancarie domani nel corso del Consiglio dei ministri convocato alle 16.30. Le associazioni dei risparmiatori “truffati” hanno incontrato il premier Giuseppe Conte e sarebbero quasi tutte intenzionate ad accettare la proposta messa a punto da palazzo Chigi, con due voci in dissenso su 18 associazioni. Diverse associazioni si sono riunite in una sala della Presidenza del Consiglio per discutere il da farsi.  I risparmiatori in questione sono circa 300 mila: erano obbligazionisti o azionisti di alcuni istituti di credito falliti: Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti, CariFerrara, Popolare di Vicenza, Veneto Banca. Il governo ha messo a bilancio un miliardo e mezzo per risarcirli. Secondo Salvini e Di Maio si doveva procedere a un risarcimento diretto e immediato con l’unica condizione di essere effettivamente titolari di azioni o obbligazioni delle banche in questione. La truffa era presunta. I limiti del rimborso 100 mila euro e 30% (azionisti) o 95% (obbligazionisti). Il ministro Tria, però, si è opposto rifiutandosi di firmare i decreti attuativi. Per due motivi: 1) l’Unione Europea avrebbe potuto bloccare l’operazione in assenza di un’istruttoria che dimostrasse caso per caso la truffa; 2) in caso di risarcimento diretto la Conte dei Conti avrebbe potuto agire nei confronti dei funzionari del ministero firmatari delle pratiche di rimborso, per danno erariale. Il braccio di ferro è durato per settimane e si è arrivati (da parte dei due vicepremier) a minacciare la cacciata di Tria. Il ministro ha tenuto duro ed è stata necessaria una mediazione. Oggi Conte ha proposto il contenuto della mediazione alle associazioni dei truffati:risarcimento immediato e diretto per tutti i risparmiatori che al 2018 avevano un reddito inferiore ai 35 mila euro o un patrimonio mobiliare (soldi in banca, azioni, auto e altri beni mobili dichiarati) inferiore ai centomila euro. Il criterio del reddito serve per definire un “valore sociale” dell’intervento. Si presuppone, infatti, che persone a basso reddito abbiano investito risparmi o liquidazioni fidandosi delle banche e dei funzionari conosciuti e che si trovino, adesso, in grandi difficoltà. Nel caso di risparmiatori a reddito più alto, invece, si presuppone che abbiano investito nell’ambito di un’attività di (legittima) speculazione economica e che la truffa vada dimostrata. Secondo i dati che circolano, in questo modo, verrebbero risarciti immediatamente circa il 90% dei risparmiatori truffati. Gli altri passerebbero attraverso un arbitrato che di solito è lngo e complesso. Conte, da esperto avvocato, ha detto che l’arbitrato verrebbe “tipizzato” e, di conseguenza risulterebbe fattibile in tempi brevi. Come detto, due associazioni non sono d’accordo e insistono per la liquidazion e immediata di tutti i presunti truffati. Si attende una decisione.

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