Una volata di tre settimane per recuperare i pochi punti di distacco dall’avversario principale alla presidenza del Piemonte, Alberto Cirio, sostenuto dal centrodestra. Sergio Chiamparino, attuale governatore regionale che cerca la riconferma con il centrosinistra, Ăš pronto al rush finale. “Siamo testa a testa. Bisogna vedere cosa succederĂ certo sul voto di lista, dove influiscono dati di carattere generale, e bisogna vedere cosa accadrĂ sul piano nazionale, se la lite continua (tra Lega e M5S) stuferĂ o meno gli italiani, e i piemontesi. Noi possiamo vincere”, spiega a PoliticaPresse, il forum di LaPresse.
Chiamparino Ăš un fiume in piena, frutto di anni di amministrazione comunale (a Torino) e poi in Regione: ammette uno stallo dei primi due-tre anni di governo di Piazza Castello per risanare il bilancio e uscire dal piano di rientro di una sanitĂ commissariata; si dispiace per una mancata attenzione nell’affaire Finpiemonte; promette investimenti maggiori per rilanciare una regione che Ăš a crescita pari a zero in confronto al 1,9% della Lombardia, e garantisce che nel 2020 tutti gli uffici saranno trasferiti nel nuovo palazzo in costruzione al Lingotto dopo anni di ritardi. Non manca lo sguardo alla politica nazionale e all’attuale governo giallo-verde con cui, spesso, il governatore si Ăš scontrato (pur confessando che, dovendo scegliere, tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio preferirebbe Di Maio. Ma guai a parlare di possibili alleanze Pd-5 Stelle, “questo lo escludo categoricamente”). “Questo Governo da quando si Ăš insediato non ha fatto altro che continuare la campagna elettorale sotto altre forme – spiega – anche i provvedimenti governativi assomigliano piĂÂč a bandierine da sventolare di fronte ai propri elettori. Oggi siamo arrivati a un linguaggio da bar sport. Che effetti abbia, non lo so. Mi auguro che i cittadini capiscano che ormai il tempo della propaganda Ăš finito e bisogna riscoprire il tempo della credibilitĂ amministrativa e politica”. L’attacco maggiore Ăš rivolto al leader leghista, “che va in giro a fare comizi dicendo che manda a casa me, De Luca… non Ăš il profilo istituzionale che Ăš nel mio sentire. Da un ministro dell’Interno mi aspetterei garanzie”.
E invece Chiamparino racconta di doversi “imbucare” agli eventi del governo per riuscire ad avere un dialogo. Come accaduto, ad esempio, in occasione del sopralluogo del premier Giuseppe Conte e del ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli al cantiere della Asti-Cuneo, fermo da anni. Sul tema infrastrutture la Tav fa comunque da padrona: non Ăš un’ossessione, garantisce il presidente piemontese, ma un modo per rilanciare l’economia della regione. “Una delle ragioni – spiega – per cui il Piemonte cresce meno di altre regioni del nord Ăš che da almeno 30 anni Ăš poco per volta sempre piĂÂč emarginato dai grandi assi logistici che partono dal centro Italia e vanno verso il Brennero e il San Gottardo che sono fattore potente di attrazione di investimenti”. Il riferimento Ăš sempre alla ‘rivale’ Lombardia, (“contro cui, perĂÂČ, abbiamo vinto la sfida del Salone del libro”) e al Veneto produttivo, due Regioni che anche sul processo di autonomia sono piĂÂč avanti del Piemonte. “Siamo indietro perchĂ© abbiamo dovuto sistemare il bilancio della regione – precisa Chiamparino – Sarebbe stato presuntuoso e irresponsabile chiedere al governo di essere piĂÂč autonomi con un bilancio non a posto. La nostra proposta ora Ăš di una maggiore autonomia gestionale su materie come la formazione professionale, i beni culturali, la programmazione degli specializzandi in universitĂ , la sanitĂ ovviamente”.
E anche su questo punto, nuovo attacco ai giallo-verde: la procedura per la realizzazione del ‘parco della salute’ Ăš partita ma, accusa il governatore, “il ministero sta cercando di bloccarla pretendendo di applicare una legge in modo retroattivo”. Il rapporto con Roma Ăš dunque ‘litigarello’, tanto che Chiamparino ammette di preferire ‘andarci in giornata’. Amore incondizionato invece per la sua Torino e il suo Toro: quello con la Juve “Ăš stato un buon derby – conclude – ma potevamo fare di piĂÂč”.Â
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