Il traguardo è lontano, ma la ‘ripartenza’ è iniziata. Nicola Zingaretti si gode – almeno per qualche ora – il secondo posto del Pd alle Europee e la riconferma al primo turno dei sindaci dem a Firenze, Bari e Bergamo. Il sorpasso sul M5S, da tempo sperato, si concretizza nella notte, comune dopo comune, e sono ancora una volta le città più grandi a trascinare i dem. Il segretario non nomina mai i pentastellati, ma erge il Pd a “pilastro non solo dell’opposizione, ma anche dell’alternativa” a quello che lui chiama “Governo Salvini, pericoloso e immobile” per il Paese. E fragile, oggi più di ieri, perché anche se il capo politico del Carroccio “si considera il vero leader” dell’esecutivo, “in Parlamento non è così” e i grillini hanno ancora una salda maggioranza numerica.
La lista unitaria raggiunge il 22,7% dei consensi, guadagnando quasi 4 punti percentuali rispetto alle Politiche 2018. La Lega è distante, parecchio, al 34,3%, ma Zingaretti suona la carica e ribadisce la rotta: se il Governo cadrà , “bisogna ridare la parola agli elettori”. A quel punto, però, non si correrà più solo per il secondo posto. Ecco perché il segretario continua nella costruzione di “un’alternativa credibile” e ‘arruola’ dalla stessa parte del campo già Europa e i Verdi. “Con loro – ragiona – siamo circa al 28%. Non è sufficiente, ma da qui partiamo”. Dopo “il primo passo” è attraverso il Piano per l’Italia che il leader intende allargare il campo: chiamare a raccolta le forze ‘positive’ del Paese, continuare l’opera di recupero delle periferie e di riapertura dei circoli, dare concretezza a quell’ideale di ‘giustizia sociale’ aprendo il Nazareno a imprenditori, sindacati, studenti, lavoratori, professori.
Per i dem il voto non è dietro l’angolo. Salvini – sono convinti ai piani alti – passerà all’incasso mettendo in cima all’agenda del Governo solo (o quasi) i temi cari al Carroccio e lascerà che sia Di Maio, presto o tardi, a rompere. Settembre o al massimo il 2020, viene ipotizzato. “Non aspetteranno troppo a capitalizzare il voto delle Europee – ragiona un dirigente – il nostro 40% poi svanito ha fatto scuola”. Ecco allora che per il centrosinistra il gap da colmare è quello che dal 28% deve portare fino al 36-37%, necessario con l’attuale legge elettorale a tornare al Governo. O, comunque, a provarci sul serio. E’ sulla parte del campo da ‘battere’ per recuperare consensi che il partito è diviso. E se Renzi, a una settimana dal voto, aveva ribadito che è al centro che si può tornare a vincere, oggi sono gli esponenti della minoranza a ribadire il concetto e a cominciare a fare qualche distinguo sulla bontà del risultato raggiunto. Conta “almeno 200.000 voti persi rispetto alle politiche”, Roberto Giachetti che bolla come “propaganda che nasconde la verità ” il calcolo fatto con le percentuali.
Per lo sfidante di Zingaretti alle primarie, l’interrogativo su dove andare a cercare voti è solo retorico: “Ci ostiniamo a rivolgerci al bacino della sinistra che, come abbiamo visto, oltre il Pd praticamente non esiste o ci concentriamo su quello enorme dell’astensione dove si collocano molti delusi e moderati che cercano un’offerta politica davvero riformista (e quindi davvero alternativa ai populisti e sovranisti)?”. Pensa all’elettorato moderato anche Base riformista, area dem guidata da Luca Lotti e Lorenzo Guerini che, intanto, approfitta del voto per contarsi. “Il Pd dovrebbe aver eletto 18 europarlamentari al Parlamento Europeo, di questi 6 sono quelli espressi di corrente. Arrivare secondi non basta – taglia corto Guerini – dobbiamo lavorare molto per essere un’alternativa credibile”. E se l’area Martina rilancia l’idea di un lavoro costituente per il nuovo Pd, Matteo Renzi riconosce la netta vittoria di Salvini e affida al successo di Dario Nardella a Firenze la “miglior risposta” al Carroccio. E chi ha orecchie per intendere, intenda.
Zingaretti, in realtà , sembra non volerlo fare. Il leader non intende comunque farsi trascinare ancora una volta nella ‘lotta nel fango’ delle correnti e applaude in prima persona i sindaci eletti. “A Firenze, Bari e Bergamo grandi vittorie al primo turno. Merito di ottimi Sindaci uscenti e della costruzione di alleanze aperte e competitive. Tante le vittorie in tantissimi altri piccoli Comuni oltre a Pesaro, Lecce, Modena, Livorno, Reggio Emilia, Foggia dove con ottimi risultati, siamo in testa e si va al ballottaggio con buone possibilità di vittoria – esulta – anche le Amministrative confermano che l’alternativa a Salvini siamo noi e da qui ripartiamo per offrire un progetto di rinnovamento agli italiani. Ora tutti in campo per vincere anche nei ballottaggi”.