Casse di previdenza escluse dai vincoli degli enti pubblici

Casse di previdenza dei professionisti finalmente fuori dall’elenco Istat. Ad anticipare questa importante novità, durante la seconda giornata del Festival del Lavoro in corso di svolgimento a Milano, il direttore generale per le politiche previdenziali presso il ministero del Lavoro, Concetta Ferrari. «A settembre sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto che scorpora la Casse dall’elenco Istat, finalmente si potrà superare la deriva che il mondo della previdenza privata ha imboccato. Ora alle Casse vengono imposte regole, come il divieto di avere pensionati nei consigli di amministrazione o l’obbligo di spending review, che hanno senso nel sistema pubblico ma non per le Casse private e le ha rese un ibrido», né privato né pubblico. Già la legge di bilancio perii 2018, legge 205/2017, al comma 183 stabilisce che dal 2020 agli enti istituiti con i Dlgs 509/1994 e 103/1996 «non si applicano le norme di contenimento delle spese previste a carico degli altri soggetti inclusi nell’elenco delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato, individuate dall’Istat», ma il decreto in arrivo a settembre sembra andare oltre. Il direttore Ferrari è tornato poi sul tema del regolamento degli investimenti, che esiste per i fondi complementari ma non per le Casse previdenziali di primo pilastro: «il legislatore – ha detto – dimentica che serve uno strumento normativo per gli investimenti». E parlando del caso Inpgi, la cassa dei giornalisti che ha visto negli ultimi anni un saldo negativo tra entrate e uscite previdenziali, «è la dimostrazione che in questo mondo esiste qualche falla». Nel corso della giornata si è parlato anche della contrattazione collettiva, con il presidente del Cnel Tiziano Treu che, nell’ambito di una tavola rotonda promossa da Fonarcom, ha annunciato la prossima presentazione dell’analisi condotta sugli oltre 700 accordi collettivi anche per contrastare i contratti pirata (con veri e propri “sottosalari” che comportano riduzioni fino al 30%). All’attenzione del Cnel c’è inoltre la valutazione qualitativa degli accordi oltre a quella economica, anche se la sua attuazione è particolarmente complessa perché lo stesso istituto normativo può essere declinato in modo differente nei contratti e si devono individuare i criteri adeguati per dare il peso giusto ai singoli elementi. Forte l’accento posto dal presidente della Fondazione studi dei consulenti del lavoro. Rosario De Luca, sul tema della legalità e sul ruolo che i professionisti possono svolgere nel garantire il rispetto delle regole anche in territori dove «è difficile rimanere onesti». Una legalità che, secondo il direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro, Leonardo Alestra, richiede innanzitutto un recupero di eticità e moralità dei vari attori coinvolti del mercato del lavoro, il quale oggettivamente «soffre di estrema complessità, con leggi che sono una selva oscura in cui diventa difficile orientarsi», condizione che lascia margini per l’elusione e l’irregolarità. Quanto all’azione dell’Ini, Alestra ha affermato che le risorse a disposizione non sono del tutto adeguate, ma si sta lavorando per migliorare la situazione.

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