Scendono le nascite e si allunga l’aspettativa di vita degli italiani. Lo dice il rapporto annuale dell’Istat (2018). Soprattutto il secondo dato porta a considerare i problemi di salute degli anziani e della necessità di mantenere elevata la loro qualità di vita.
Nascite – Il declino demografico è dovuto al saldo naturale sempre più negativo per effetto della diminuzione delle nascite dell’aumento tendenziale dei decessi; secondo i dati provvisori relativi al 2018 sono stati iscritti in anagrafe per nascita oltre 439 mila bambini (dato record), quasi 140 mila in meno rispetto al 2008, mentre i cancellati per decesso sono poco più di 633 mila, circa 50 mila in più. E’ quanto rileva l’Istat nel Rapporto annuale 2019. La diminuzione della popolazione femminile tra 15 e 49 anni osservata tra il 2008 e il 2017 – circa 900 mila donne in meno – spiega circa i tre quarti del calo di nascite che si è verificato nello stesso periodo. La restante quota dipende dalla diminuzione della fecondità (da 1,45 figli per donna del 2008 a 1,32 del 2017). La diminuzione delle nascite è attribuibile prevalentemente al calo dei nati da coppie di genitori entrambi italiani, che scendono a 359 mila nel 2017 (oltre 121 mila in meno rispetto al 2008).
Anziani – L’aumento della vita media determina l’incremento dei cosiddetti “grandi anziani”. Al 1° gennaio 2019 si stimano circa 2,2 milioni di individui di età pari o superiore agli 85 anni, il 3,6% del totale della popolazione residente (15,6% della popolazione di 65 anni e oltre). L’Italia, insieme alla Francia, detiene il record europeo del numero di ultracentenari, quasi 15 mila. Nel 2017 un uomo può godere di buona salute in media 59,7 anni, una donna 57,8 anni. Le donne, sebbene più longeve degli uomini, vivono un maggior numero di anni in condizioni di salute via via più precarie; sono infatti maggiormente colpite da patologie croniche meno letali, che insorgono più precocemente e diventano progressivamente invalidanti con l’avanzare degli anni.