L’aveva promesso nel suo discorso alla Camera e lo ha fatto. Anche in questo secondo mandato, la prima uscita di Giuseppe Conte è sui luoghi del terremoto del 2016 del centro Italia, prima ad Accumoli, nel Lazio, poi a Castelsantangelo sul Nera, nelle Marche. Ma “non si tratta di una passerella, conosco i problemi e sono qui per risolvere le criticità“.
Per Il premier è la terza visita in quindici mesi in queste zone. ‘Basta passerelle’ chiede uno striscione appeso su un cavalcavia della Salaria, che da Roma arriva in queste zone martoriate dalle scosse. ‘Tre anni di sole macerie‘ si legge più avanti. Arrivato ad Accumoli, Conte rimane per più di un’ora nella sala polifunzionale per incontrare sindaci e comitati del territorio, insieme ad Angelo Borrelli, capo della protezione Civile, Piero Farabollini, commissario straordinario per la ricostruzione, il prefetto di Rieti Giuseppina Reggiani, l’assessore alle politiche per la ricostruzione della Regione Lazio Claudio Di Berardino, il presidente di Lazio Innova Paolo Orneli, l’ingegnere speciale ricostruzione della Regione Wanda D’Ercole. Fuori dall’area transennata, un gruppetto di abitanti delle Sae, le ‘soluzioni abitative di emergenza’, spera di incontrarlo. “Ci aspettiamo cosa? Che ci ricostruiscano le case, che facciano qualcosa, che facciano un decreto apposta per noi. L’hanno fatto a Genova, potrebbero farlo anche per noi, non per Accumoli ma per tutto il cratere”, dice Ida. E Mario confessa: “Mi sento agli arresti domiciliari, qui quando piove che fai? Non c’è niente, puoi solo stare dentro casa 24 ore su 24”.
La risposta di Conte è all’insegna della prudenza. “Chi parla di date ora non è serio. Sono qui non per vendere fumo ma perché ho detto che la ricostruzione di questi territori martoriati è una prioritàdel governo. Però – avverte – bisogna entrare nell’ottica che per la ricostruzione non bastano uno o due anni, ne occorreranno diversi ma occorre intervenire su alcune criticità, innanzitutto burocratiche”.
Per esempio, spiega, le domande dei privati per la ricostruzione procedono a rilento, a volte perché si tratta di seconde case, molto spesso per una serie di procedure burocratiche e complesse. “Dobbiamo però iniziare a dire che entro dicembre 2019 chi è interessato si deve affrettare – avvisa il premier – Paradossalmente la prospettiva di un’ulteriore proroga rallenta, noi dobbiamo definire il perimetro degli interventi. Lo dico chiaramente: non concederemo più proroghe, tutti devono essere messi nelle condizioni di avvantaggiarsi, perché non ci saranno più proroghe “. Quello che emerge poi, aggiunge, “è che ci debba essere un modello organizzativo per la ricostruzione che valga una volta per tutte. Poi ci sono tanti problemi concreti che stiamo affrontando”. Per il momento però non è prevista la nomina di un sottosegretario ad hoc per la ricostruzione: “abbiamo la delega agli investimenti, abbiamo la cabina di regia sugli investimenti, se poi sarànecessario ci penseremo – assicura- ma per ora ci sono io e vi assicuro che ho a cuore il problema”.