di Margherita Sforza
Dopo quasi tre anni di stallo, la politica migratoria europea riparte da La Valletta con un documento siglato dai ministri degli Interni di Italia, Francia, Germania e Malta, sotto l’egida della presidenza finlandese e della Commissione europea. E Luciana Lamorgese esulta: “l’Italia non è più sola: arrivare in Italia vuol dire arrivare in Europa”.
La neoministra dell’Interno porta a casa tutto quello che il governo italiano auspicava: un meccanismo di rotazione “su base volontaria” dei porti di sbarco e, soprattutto, la ridistribuzione di tutti i migranti, non solo dei richiedenti asilo. “Con questo accordo, ogni Stato avràla sua quota di migranti”, ha spiegato la ministra. “Lo Stato farài colloqui e le interviste. Laddove ai migranti viene riconosciuto che sono aventi titoli, tutto a posto. Laddove non vengono riconosciuti i requisiti per provvedere al riconoscimento” dello status di rifugiato, “saràlo Stato ricevente che provvederàal rimpatrio”.
Insomma, saràil Paese che accoglie i migranti, e non quello di primo sbarco, ad occuparsi di tutte le procedure di identificazione. Si tratta di una “base d’accordo” che verràsottoposta all’attenzione di tutti i ministri degli Interni europei il prossimo 8 ottobre in Lussemburgo perché, ha ricordato il commissario europeo Dimitris Avramopoulous, “è una responsabilitàdi tutti e dobbiamo affrontarla insieme”. L’obiettivo dell’Italia è di raggiungere un “sistema automatico” di ripartizione, ma su questo c’è ancora da negoziare. La distribuzione dei migranti “su base obbligatoria”, ha spiegato Lamorgese, “avverràcon percentuali che saranno stabilite a seconda del numero dei Paesi Ue che aderiranno all’accordo”.
È la prima volta da quando la proposta del Parlamento europeo di revisione del regolamento di Dublino si è arenata al Consiglio, nel dicembre 2017, che si fa un concreto passo avanti, anche se con un accordo tra soli quattro Stati. Plaude la Conferenza episcopale italiana. “Ricordare la dignitàche rende intangibile ogni vita umana significa anche non arrendersi alla cultura del ‘prima noi e poi gli altri’: quando l’altro è persona bisognosa, priva di ogni opportunità, le nostre chiusure consolidano ingiustizie ed egoismi”, ha commentato monsignor Mario Meini, vicepresidente della Cei.
Pronta la replica del segretario della Lega Matteo Salvini: “Ci sono milioni di italiani con problemi di casa, lavoro, scuola e ospedale. Ci sono tanti immigrati perbene che lavorano e hanno problemi. Chiedo a questo capo dei vescovi: prima ci occupiamo dei nostri fratelli e delle nostre sorelle in difficoltà, a meno che qualcuno in Vaticano non mi dica che c’è posto per tutti. Non mi pare saggio dare questo messaggio ai trafficanti esseri umani”, ha commentato durante una diretta su Facebook. “Aprire i porti italiani a tutto il mondo è una follia”, ha aggiunto.
Soddisfatto dell’accordo invece l’ex alleato di Salvini, Luigi Di Maio, che ha fatto i complimenti alla ministra Lamorgese. “Però la redistribuzione dei migranti non è la soluzione del fenomeno migratorio”, ha dichiarato il ministro degli Esteri. Il capo della diplomazia italiana ha quindi sottolineato che “la soluzione è il blocco delle partenze”, stabilizzando i Paesi di origine dei flussi. Di Maio ha detto che, al suo rientro dall’Assemblea Onu di questa settimana, annuncerà“importanti novitàsugli accordi per i rimpatri”.