Qualcosa si muove. Dopo la dichiarazione di sciopero dei professionisti del fisco con in testa i commercialisti, è in arrivo un segnale da parte del Governo e dell’amministrazione finanziaria. L’agenzia delle Entrate lavora, infatti, a un chiarimento da diramare a tutti gli uffici territoriali per mettere nero su bianco che non ci sarà nessun automatismo tra il voto conseguito dai contribuenti con le pagelle fiscali e l’analisi del rischio evasione in vista dei successivi controlli. Un tentativo di svelenire il clima sui nuovi Isa che ha visto la levata di scudi da parte dei sindacati di commercialisti e avvocati contro i ritardi e le modifiche in corso d’opera (le ultime in pieno agosto) sul debutto dell’operazione Isa (indicatori sinte tici di affidabilità fiscale), che dalla tornata dichiarativa in corso hanno preso il posto degli studi di settore. Le rappresentanze dei professionisti hanno chiesto che, proprio in virtù della situazione determinatasi, l’applicazione degli Isa per il primo anno d’imposta (il 2018) venga considerata facoltativa o opzionale. Una richiesta che, però, richiede necessariamente un passaggio invia normativa. Passaggio complicato da due fattori: il cambio di maggioranza e di Governo appena avvenuto e soprattutto il costo connesso. Già , perché la norma istitutiva degli Isa (Dl 50/2017, articolo 9-bis) prevede un’invarianza di gettito rispetto ai vecchi studi di settore. E, come stimato dal Sole 24 Ore sulla base della maggiore base imponibile emersa lo scorso anno, servirebbero almeno 700-800 milioni di euro. Ecco perché l’unica strada per il momento percorribile è quella amministrativa. Con l’agenzia delle Entrate pronta a escludere un utilizzo massivo e immediato del nuovo strumento per l’attività di controllo. La linea, infatti, è di considerare un punteggio pari o inferiore alla sufficienza solo come un elemento da supportare con altri dati o informazioni in possesso dell’amministrazione finanziaria per effettuare l’analisi del rischio evasione. Quindi nessun tipo di automatismo che faccia finire nella lista dei “cattivi” direttamente i contribuenti con un voto basso. A questo si aggiungerà un’ulteriore apertura: la valorizzazione del campo annotazioni del modello Isa. Sulla base degli elementi forniti da intermediari e professionisti per conto del contribuente, l’Agenzia potrebbe effettuare una ponderazione del punteggio, tenendo conto dei rilievi forniti su possibili scostamenti e anomalie determinatesi in fase di compilazione. In sostanza, si tratte rebbe di un pre-contraddittorio tra Fisco e contribuenti interessati. Un modo per cercare di ridurre le preoccupazioni dei diretti interessati su un esito piuttosto allargato di punteggi non elevati da questo primo atto degli Isa, con cui l’Agenzia comunque puntava a cercare di rovesciare la logica degli studi attraverso un meccanismo premiale rivolto ai comportamenti virtuosi. Lo stop allo strumento porterebbe rischi non solo in termini di gettito ma anche di “beffa” perché dall’«8» in su non si vedrebbe assegnare i vantaggi promessi dal meccanismo.