Quasi tre italiani su cinque promuovono l’idea di incentivare l’uso dei pagamenti elettronici. Poco più di tre su cinque, invece, bocciano il ricorso a tasse sui voli aerei, merendine zuccherate o carburanti per finanziare gli investimenti nell’economia “verde”. E una netta maggioranza consiglierebbe al governo Conte, per risolvere il sudoku sempre più intricato della manovra, di tagliare la spesa pubblica e le detrazioni fiscali per chi guadagna di più , prima di mettere mano alla riforma di Quota 100 o aumentare l’Iva su alcuni beni. Il sondaggio Winpoll per il Sole 24 Ore (su un campione di 1.500 intervistati) conferma, se ce ne fosse bisogno, come pensioni e tasse siano tabù inviolabili per l’opinione pubblica, e come la linea del taglio alla spesa vinca facile, anche se poi è più complicato accordarsi su “dove” debba cadere la scure. L’acceso scontro di questi giorni tra le forze politiche e all’interno della stessa maggioranza di governo riproduce infatti più o meno fedelmente conferma il sondaggio Winpoll – le divisioni nell’elettorato. Il bonus per chi paga con le carte o con altri mezzi tracciabili incassa infatti un sì massiccio tra gli elettori Pd (95%), renziani(88%) e pentastellati (86%). Mentre risulta più o meno indigesto a tutta l’area del centro-destra, con in testa la Lega (73% di no), seguita da Fratelli d’Italia (68%) e Forza Italia (56%). Le tasse verdi avvicinano poi i dem al M5S, ma non ai renziani: oltre due terzi degli elettori giallo-rossi sarebbero infatti favorevoli a finanziare gli investimenti nell’economia sostenibile tassando i voli aerei, i cibi ad alto tasso di glucosio o il gasolio. Opzione respinta con un coro da stadio di “no” dagli elettori leghisti (95%), Fdi (94%) e azzurri (90%), ma anche da una netta maggioranza (59%) di renziani. Quanto alla ricetta per far quadrare i conti della manovra, nessuna delle ricette sul tavolo suscita entusiasmi plebiscitari. Ma il responso degli italiani sondati da Winpoll è in perfetta sintonia con le buone intenzioni dei governi succedutisi negli ultimi 17 anni (il “decreto tagliaspese” è del 2002, solo nel 2008 i primi 700 milioni risparmiati grazie alla Commissione per la Finanzia pubblica istituita dall’allora ministro Tommaso Padoa Schioppa). Mentre è meno in sintonia con i risultati concreti realizzati, visti i magri carnieri delle varie spending review (e gli 80 miliardi di aumento a regime nelle ultime due legislature, documentati nell’articolo sotto). Tra cinque dei possibili canali cui attingere risorse sul tavolo del governo in questi giorni, agli elettori sondati è stato chiesto di individuare due preferenze (per questo motivo il totale delle risposte non fa il 100%). Il 49% ha indicato come preferenza i tagli alla spesa pubblica. Segue al secondo posto, con il 33%, il “taglio delle detrazioni fiscali per i redditi medio-alti”. Al terzo (con il 30%) la “riduzione delle agevolazioni su alcune attività inquinanti come il consumo di gasolio”. Solo un elettore su cinque indica come possibile copertura finanziaria della manovrala riduzione della dote finanziaria per il pensionamento anticipato con Quota 100, e solo il 17% è disposto a veder salire l’aliquota Iva su alcuni beni. Ipotesi non a caso prima ipotizzata nel governo e poi esclusa a gran voce dal premier e dai leader della maggioranza.