La sigaretta manda in fumo anche la salute intima delle donne e ‘accende’ il rischio di alcuni tumori, in particolare della vescica e delle vie uroteliali superiori. Sono 57 mila le donne, in Italia, colpite da malattia (vs 212mila uomini) secondo i dati Airtum (Associazione italiana registro tumori) per un totale complessivo di 269mila casi, ma solo per il 2018 sono attese fra le donne circa 5.600 nuove diagnosi. Con stime in crescita, direttamente proporzionali al numero aumentato di fumatrici, esposte a un rischio di malattia 4-5 volte superiore rispetto alle donne non fumatrici. A preoccupare non sono solo i numeri ma anche la difficoltàdi diagnosticare precocemente il tumore della vescica, spesso ‘ingannato’ da una sintomatologia subdola: cistiti emorragiche (che invece non vanno mai banalizzate né da parte del paziente, né del medico) e l’aumento della frequenza urinaria da urgenza. Arrivare prima significa, invece, più qualitàdi vita per la donna e opzioni di cura conservativa in caso di tumori superficiali, ovvero una chirurgia per via endoscopica eventualmente seguita da chemio o immunoterapia, contro terapie demolitive con l’asportazione dell’organo e dei linfonodi intaccati da malattia, combinata a chemioterapia e/o radioterapia in caso di tumori vescicali muscolo-invasivi.
Nuove e promettenti possibilitàdi cura si stanno profilando anche per alcune forme di malattia metastatica, trattabili efficacemente con l’immunoterapia. Come per i polmonari e delle altre vie respiratorie, l’astensione o la cessazione dal fumo è la prima azione protettiva e preventiva anche per i tumori vescicali, sebbene fra le donne (ex)fumatrici le probabilitàdi sviluppo di malattia non ‘si spengano’ prima di 15 anni: un periodo molto lungo che spiega il potere nocivo del tabacco, non solo sulla vescica ma sulla salute generale dell’organismo. Questo tipo di tumore è all’attenzione degli oltre 2mila urologi italiani e non solo che si ritrovano da sabato 12 ottobre a Venezia per i lavori del loro 92° congresso nazionale.
“Fumo di sigaretta, sostanze derivate da coloranti e vernici, inquinamento ambientale – dichiara Walter Artibani, professore di Urologia e Segretario generale della SocietàItaliana di Urologia (SIU) – sono tra i principali e noti fattori di rischio del tumore alla vescica. Patologia che, secondo i dati AIRTUM (Associazione Italiana Registro Tumori) coinvolge 269.000 italiani: 212.000 uomini (in cui rappresenta il quarto tumore per diffusione con circa 21.500 nuovi casi attesi per il 2018) e 57.000 donne fra le quali l’incidenza è sensibilmente minore con ‘solo’ 5.600 nuove diagnosi per lo stesso anno. Il fumo, tra i vari fattori di rischio, resta comunque il prioritario tanto da potere indurre un aumento delle probabilitàdi sviluppo di malattia, nelle donne fumatrici, di 4-5 volte superiore rispetto a coloro che non lo sono. Insorgenza che viene sollecitata dal contatto tra i cataboliti della nicotina con l’epitelio di rivestimento delle vie urinarie, l’urotelio”.