I ragazzi birmani forse hanno paura. E sono straordinari

ROMA – “Avremmo tutti molto da imparare da quello che sta succedendo qui; qui c’è fame di libertà e di democrazia; qui i giovani sono straordinari”. Parole che ci arrivano dal Myanmar, un altro nome per dire Birmania. Le pronuncia un diplomatico che conosce il mondo, colpito dal coraggio di ragazze e ragazzi, insegnanti e lavoratori: da oltre un mese manifestano ogni giorno contro i militari che hanno rovesciato il governo eletto e arrestato la Premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi.

Da noi, sui giornali e in tv, se ne parla già di meno. Gli spari sui ragazzi rischiano di non fare più notizia, anche domenica scorsa, quando i morti sono stati più di 50. Gli esperti discutono dell’influenza della Cina e di uno scontro geopolitico con gli Stati Uniti in un’area strategica. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu è diviso, ma almeno un po’ di responsabilità ce l’hanno tutti. Lo confermano gli scatti postati dai “citizen journalist” birmani accanto alle immagini delle vittime: nelle mani tengono bossoli di proiettili, anche italiani, finiti in Myanmar con triangolazioni fuori controllo. Aggirando l’embargo europeo.

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