ROMA – Una mediazione condotta dall’Oman con il sostegno delle Nazioni Unite potrebbe rivelarsi “un momento fruttuoso per una tregua possibile” in Yemen: lo ha detto oggi Laura Silvia Battaglia, giornalista e documentarista, ospite di un webinar organizzato dall’agenzia Dire insieme con l’ong Intersos.
“Mentre parliamo alcuni inviati dell’Onu e dell’Oman, un Paese che da anni sta svolgendo un’attività diplomatica tra le parti in guerra, si sono recati a Riad portando con loro una missiva dei ribelli houthi” ha riferito la cronista, già inviata in Yemen. “Due settimane fa la Lega araba a guida saudita insieme con il governo di Mansour Hadi aveva avanzato una proposta per i ribelli, che controllano il nord del Paese dal confine settentrionale fino a metà della città di Taez”.Secondo Battaglia, le ultime mosse sono conseguenza almeno in parte dei nuovi orientamenti della politica estera degli Stati Uniti. “L’amministrazione di Joe Biden si è rifiutata di foraggiare ulteriormente con donazioni e armi l’Arabia Saudita e gli Emirati e ha anche cancellato gli houthi dalla lista delle organizzazioni terroristiche” ha detto la giornalista. “Parallelmente i ribelli hanno avviato un’offensiva nel governatorato di Marib, ricco di petrolio e strategico, colpendo allo stesso tempo raffinerie saudite dall’altra parte del confine”.
Secondo Battaglia, su questi sviluppi peserebbero le nuove aperture americane verso l’Iran e anche il fatto che Riad sarebbe ormai “allo stremo” e “senza più interesse a portare avanti la guerra”, mentre dopo l’assassinio di Jamal Khashoggi “ombre” gravano sul principe ereditario Mohammed bin Salman. Secondo l’agenzia di stampa Yazaan, tra i nodi della trattativa per una tregua c’è la richiesta degli houthi della possibilità di voli senza restrizioni a partire dalla capitale Sana’a, da tempo sotto il loro controllo.
Moderato dalla giornalista Alessandra Fabbretti, con la partecipazione di Marianna Semenza di Intersos, il webinar è intitolato ‘Yemen sei anni di guerra. Una catastrofe umanitaria dimenticata’.
SEMENZA (INTERSOS): “SERVONO AIUTI PER OLTRE 20 MILIONI DI PERSONE”
“Sicurezza alimentare e sanità , sono questi i bisogni più urgenti per la popolazione dello Yemen dopo sei anni di conflitto”: lo ha detto oggi Marianna Semenza, coordinatrice dei progetti dell’ong Intersos nel sud del Paese, intervenuta a un webinar ospitato dall’agenzia Dire.
Secondo la cooperante, in videocollegamento dalla città di Aden, “la sofferenza causata dalla guerra si è innestata su bisogni già endemici, rivelati ad esempio dalle epidemie di colera”. Necessità , evidentemente, aggravate dal conflitto. “Oggi ci sono oltre quattro milioni di sfollati, molti dei quali sfollati più volte” ha detto Semenza. “L’80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà , mentre le persone che quest’anno avranno bisogno di qualche forma di aiuto saranno più di 20 milioni”.
Nel suo intervento la coordinatrice ha sottolineato come a pesare, in un Paese dove i “fronti di combattimento attivi sono 49”, sia anche il blocco delle importazioni imposto dall’Arabia Saudita.
Durante il webinar si è parlato anche dell’impegno di Intersos. “Dal 2008 lavoriamo in nove governatorati e forniamo servizi igienico-sanitari di base e assistenza anche ai migranti” ha detto la coordinatrice. “Nel 2020 abbiamo raggiunto 700.000 persone, nell’83 per cento dei casi donne e bambini”.
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