E nel Governo Draghi rispuntano la destra e la sinistra

ROMA – Già si litiga adesso, non voglio pensare a quello che accadrà a partire da luglio, quando saremo nel semestre bianco senza più il rischio di elezioni anticipate e con i partiti a quel punto liberi di battagliare per tutelare i rispettivi interessi elettorali. Un accenno lo stiamo già assaporando in queste ore, con il leader della Lega, Matteo Salvini, e gli altri esponenti della destra sempre più scatenati contro Enrico Letta, leader del Pd, con il M5S che in attesa che Conte si decida a fare qualcosa se ne sta in disparte a guardare gli altri.

Per quanto riguarda Salvini la sua strategia, a quanto si capisce, è già abbastanza delineata. A partire dagli sbarchi di immigrati, che sono ripresi e che aumenteranno. Collaudato ‘cavallo di battaglia’ che Salvini utilizzerà per martellare il Governo, per marcare la sua distanza. Potrebbe essere proprio questo, a sentire alcune voci in Parlamento, l’argomento che Salvini potrebbe usare per rompere e uscire dal Governo dopo le amministrative di ottobre. Poi attenzione massima agli interessi delle sue categorie di riferimento, le partite iva e gli autonomi, colpiti duramente dalla crisi con la propaganda dei lumbard che addossa alla sinistra la colpa di averli abbandonati a scapito dei loro referenti storici, i lavoratori garantiti, quelli con contratto da dipendenti.

Argomenti sui quali la sinistra e il Pd dovranno al più presto trovare risposte e ricette nuove se non vorranno apparire come inadatti a gestire le emergenze. Per adesso il segretario del Pd ha deciso di sfidare la destra sul versante del patrimonio. In un momento difficile dovrebbe essere scontato far pagare qualcosa in più a quelli che hanno patrimoni milionari per aiutare soprattutto i giovani sui quali stiamo caricando tutti i debiti di oggi. Aprirti cielo, per la destra è tabù, la ricchezza è quasi sacra, intoccabile.

Altro tema sul quale il Pd dovrà per forza insistere è quello della tutela dell’occupazione. Finora il blocco dei licenziamenti ha fatto da argine ma Confindustria e i suoi imprenditori vogliono tornare liberi, hanno urgente bisogno di licenziare, scusate, di ristrutturare come dicono. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, del Pd, aveva cercato di spostare il blocco dei licenziamenti a fine agosto ma è stato bloccato dalla controffensiva della destra di Governo. Dopo un duro confronto, con Orlando che ha pure minacciato di mollare il ministero, si sta cercando un compromesso. Potrebbe essere questo: si valuterà caso per caso, distinguendo tra aziende grandi e piccole che anche in periodo covid hanno continuato tutto sommato a lavorare e quelle che invece hanno dovuto proprio chiudere. Per le prime il blocco dei licenziamenti finirà il primo luglio, per le altre si arriverà a fine ottobre.

Altro argomento che marcherà la differenza tra sinistra e destra il capitolo liberalizzazione degli appalti. Bisogna far presto, rimettere in moto i cantieri, togliendo i lacci burocratici, dicono a destra; vogliono abolire qualsiasi controllo, aprendo al massimo ribasso che penalizza il lavoro di qualità, apre al precariato e pure alla criminalità, ribattono da sinistra. Su questo al momento non è stata ancora trovata una quadra. Il premier, Mario Draghi, impegnato a Bruxelles, ha preferito rinviare la questione.

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