La presidente delle vittime del Ponte Morandi: “Stanno cercando di richiudere il vaso di Pandora”

GENOVA – “Non è possibile che non ci sia un’altra soluzione: chi ha gestito incautamente queste infrastrutture dovrebbe essere con le spalle al muro perché da quel giorno il vaso di Pandora si è aperto sulla miseria di un sistema senza dignità e senza umanità. La sensazione, purtroppo, è che il vaso pian piano cerchi di essere richiuso per dimenticare, per poter iniziare a riempire nuovi e numerosi altri vasi di Pandora”. Così Egle Possetti, presidente del comitato Ricordo vittime di Ponte Morandi, nel suo intervento a Genova alla commemorazione nel terzo anniversario della tragedia.

“È un momento molto difficile, ma molto importante per la memoria della tragedia- dice Possetti, che il 14 agosto 2018, ha perso la sorella, il cognato e due nipoti- le urla, la pioggia, le lacrime, la polvere, risuonano ancora nel nostro cuore. Questa vergogna resterà incisa indelebilmente nella nostra anima. Dopo tre anni stiamo aspettando con dignità di aver segnali tangibili di qualche cambiamento, ma pochi segni sono all’orizzonte. Non vediamo adeguate penalizzazioni per chi gestiva l’infrastruttura al momento del crollo, il contratto di acquisizione in itinere ha via via previsto integrazioni economiche. Le loro richieste sono state sempre più avide, prepotenti e presuntuose. Questo contratto di concessione, dal nostro punto di vista, è da ritenersi nullo. È stato secretato e blindato per anni e questo non ha protetto gli interessi dei cittadini”.

Per Possetti, “la percezione è che quello che sta avvenendo dal punto di vista amministrativo strida pesantemente con la tragedia e le risultanze delle indagini. Chiediamo alle nostre istituzioni di valutare una via di uscita che dia dignità a queste morti. Se lo Stato non riesce a farsi rispettare come un buon padre di famiglia, se non riesce a costringere all’angolo chi delinque non può certo dare segnali educativi ai propri cittadini. Queste preoccupazioni si aggiungono al fango che ci sta schiacciando dal 14 agosto 2018”.

“LO STATO NON È RIUSCITO A PROTEGGERE CITTADINI”

“La speranza è riuscire a vedere che c’è luce nonostante tutta l’umanità“. Egle Possetti cita Desmond Tutu, arcivescovo aglicano tra le figure più simboliche della lotta all’apartheid, nella conclusione del suo intervento. “Siamo preoccupati delle nuove norme penali- dice la presidente del comitato Ricordo vittime di Ponte Morandi- non solo per il nostro caso, ma temiamo per il futuro. Temiamo che altre famiglie vedano sfumare il loro necessario desiderio di giustizia per improcedibilità. Non vogliamo processi eterni, ma vogliamo giustizia vera”.

Possetti ricorda che “abbiamo chiesto per i nostri cari lo status di vittime tramite un disegno di legge perché proprio lo Stato non è riuscito a proteggere i cittadini quel 14 agosto e deve dimostrare qualcosa alle vittime, deve dimostrare il proprio rispetto, deve fare ammenda per quello che ha permesso che accadesse in quella giornata. Auspichiamo che l’iter possa concludersi in questa legislatura”. E aggiunge: “Vogliamo che realmente i deboli possano essere protetti dalle prevaricazioni dei forti. Non fateci più sentire come ci sentiamo adesso, in una fossa enorme, piena di fango, dalla quale cerchiamo di uscire con tutte le nostre forze, con fatica, arrancando, ma quando riusciamo a sollevarci un po’, arriva un enorme piede che ci ributta in basso e ci costringe a risalire la china”.

Possetti sottolinea che “nulla potrà ridarci quello che abbiamo perduto, ma vorremmo sentire il calore della nostra democrazia circondarci e aiutarci a superare questo inferno. Non bastano le meritate medaglie dei nostri atleti per risollevare la dignità di questa nazione. Questa tragedia non sarà chiusa in un armadio, cercheremo di tirare fuori tutto il possibile anche dai cassetti più reconditi”. Infine, un passaggio sul nuovo memoriale: “Servirà a non dimenticare mai quanto l’uomo possa scendere in basso in una delle tante vergogne di questa umanità“.

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