Cina, Bilibili nega che un suo dipendente sia morto per superlavoro

Nel mirino la famigerata “cultura 996” del settore tech
Roma, 8 feb. (askanews) – La piattaforma di video-sharing cinese Bilibili ha smentito con una lettera interna, di cui dà notizia oggi il South China Morning Post, che un suo giovane dipendente sia morto di superlavoro, in un momento in cui attorno ai carichi di lavoro delle compagnie del settore tech cinese è in corso una polemica. Un venticinquenne dipendente di Bilibili, che lavorava nel dipartimento sulla sicurezza dei contenuti, che analizza foto e video condivisi dagli utenti per verificare che non vi siano violazioni delle regole, è deceduto a Wuhan venerdì della scorsa settimana. Il dipedendente si è sentito male nel pomeriggio di venerdì, è stato portato in ospedale. Poi è deceduto in serata per un’emorragia cerebrale. La vicenda è stata presentata da molti online come un caso di “karoshi”, la parola giapponese che indica la morte da superlavoro. “In base a un check interno, lavorava dalle 9.30 del mattino fino alle 18.30 per cinque giorni a settimana”, si legge nella lettera. “Non ci sono circostanze in cui abbia fatto straordinari nella settimana prima dell’incidente. Abbiamo creato una task force che sta lavorando ocn la polizia e i familiari per gestire il caso”. La morte del ragazzo, tuttavia, è destinata a rinfocolare il dibattito sulla cultura dei lunghi orari di lavoro – la cosiddetta “cultura 996”, che prevede il lavoro alle 9 del mattino alle 9 di sera per sei giorni alla settimana (72 ore settimanali) – che è diffusa tra le grandi compagnie tech cinesi. Il tema del “karoshi”, che è tuttora fortemente dibattuto in Giappone, sta diventando un focus d’attenzione anche in Cina. Diversi gruppi tech cinesi si sono impegnate ad alleggerire i carichi di lavoro sui dipendenti dopo che alcuni casi scioccanti.

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