A 3 mesi da firma accordo Mipaaf prezzo latte invariato
Roma, 8 feb. (askanews) – A quasi tre mesi dalla firma, nella sede del Ministero delle Politiche agricole, dell’intesa di filiera che avrebbe dovuto portare il prezzo del latte alla stalla a 41 centesimi al litro, “ancora una volta le uniche quotazioni schizzate verso l’alto sono quelle dei costi delle materie prime e dell’energia. Per il resto, nulla è cambiato nella remunerazione alle aziende agricole, che rischiano così di essere spinte inesorabilmente fuori mercato da un’Europa che chiede di produrre sempre più cibo con meno risorse e a prezzi più accessibili per il consumatore”. Uno scenario che frena in maniera significativa una ripresa a livello nazionale, e contro il quale giovedì scorso è nuovamente intervenuto Vincenzo Del Greco Spezza, presidente di Confagricoltura Frosinone, ospite della trasmissione televisiva “A porte Aperte” su Teleuniverso. “Vogliamo rappresentare al mondo politico, alle istituzioni e ai consumatori, il difficile momento che sta attraversando il mondo agricolo e in particolare la zootecnia da latte”, ha spiegato. In questa fase i produttori stanno subendo le pesanti conseguenze di un prezzo del latte alla stalla inferiore ai costi di produzione, oggi lievitati in misura esponenziale a causa del caro energia e dell’aumento smisurato dei prezzi delle materie prime. “È una cosa che dobbiamo dire forte e chiara a tutti: in queste condizioni le imprese agricole non hanno più il necessario livello di sostenibilità economica, senza la quale anche la sostenibilità ambientale e sociale è destinata a diventare lettera morta. Nessuno pensi che la chiusura di un’azienda abbia conseguenze circoscritte ai suoi proprietari e lavoratori”. “Mettere in difficoltà gli allevamenti e le imprese agricole sino a farli chiudere significa sfregiare quel fiore all’occhiello che è il made in Italy del cibo, segando uno dei rami sui quali siamo seduti. Vuol dire abdicare al dovere di fare sistema-Paese e a raggiungere quella sovranità alimentare che ogni paese dovrebbe avere, perché – conclude Del Greco Spezza – se l’agricoltore chiude la gente non avrà più cibo sulla tavola. E questo è inaccettabile”.