Imprese straniere al Giappone: dovete riaprire i confini

Appello anche per gli studenti: 150mila in attesa
Roma, 9 feb. (askanews) – La comunità d’affari straniera, in un incontro organizzato oggi presso il Foreign Correspondents’ Club in Japan, ha chiesto al Giappone di allentare il suo divieto d’ingresso nei confronti di studenti e uomini d’affari, che è tuttora in vigore come misura anti-Covid con alcune specifiche eccezioni. “Noi apprezziamo quello che il governo giapponese fa per impedire la diffusione del Covid-19 in Giappone, tuttavia il divieto d’ingresso per gli studenti e per i viaggiatori per affari sta avendo un crescente costo economico e umano”, ha affermato il consulete speciale della Camera di commercio americana in Giappone (ACCJ) Christoher Lafleur. “Per essere franco – ha continuato – le attuali restrizioni all’ingresso in Giappone possono solo mettere in dubbio la visione del Giappone come un affidabile partner a lungo termine per le imprese internazionali”. Michael Mroczek, il presidente dell’European Business Council in Japan, ha segnalato ha detto di aver incontrato il primo ministro Fumio Kishida, al quale sono state rappresentate le preoccupazioni su questa questione. Kishida si è detto – secondo Mroczek – aperto ad “ascoltare” e il governo è “consapevole che le restrizioni di viaggio provocano danni all’economia”. Nulla cambierà però fino alla fine del mese. Il numero uno della lobby delle imprese europee ha inoltre puntato il dito sulla copertura mediatica della vicenda Covid, che ha enfatizzato spesso e troppo l’arrivo da vettori stranieri del virus, alimentando la xenofobia. “E’ compito dei media riportare fatti, possibilimente scientifici e accurati, che non battano sulla grancassa della xenofobia”, ha avvertito nella conferenza Mroczek, ricordando che il primo caso di contagio da variante Omicron in Giappone è stato riportato dai media nipponici come “il diplomatico della Namibia che ha portato il virus in Giappone”. E il presidente del raggruppamento di imprese europee si è chiesto: “Era davvero necessario? Io non penso”. La Camera di commercio tedesca, attraverso il suo delegato Marcus Schuermann, ha spiegato in base a un sondaggio gatto tra i suoi associati che il 73 per cento di loro vede a rischio, a causa delle restrizioni, i propri progetti. A rischio ci sono “100 milioni di euro”, che sono “un dato molto sostanzioso, che danneggia la comunità di business tedesca qui, ma anche i partner giapponesi”, ha spiegato Schuermann. La situazione non è migliore per il mondo della ricerca. Le restrizioni stanno tendendo fuori dal Giappone gli studenti. Il decano della Temple University Japan, Matthew Wilson ha invitato a “dare una priorità all’educazione e allo scambio d’affari, mantenendo la protezione per la salute”. Filippo Pedretti, studente della Ca’ Foscari di Venezia, ha segnalato che sono circa 150mila gli studenti stranieri che aspettano di poter entrare o rientrare in Giappone, molti dei quali aspettano da altro un anno, con danni consistenti alle prospettive di questi studenti in un momento importante della loro vita e formazione. Si stanno creando anche problemi per le collaborazioni interuniversitari, per un'”evidente asimmetria”, ha spiegato Pedretti, che ha aggiunto: “Mentre gli studenti giapponesi sono i benvenuti nei paesi stranieri, i giapponesi non sono in grado di ammettere studenti stranieri nel loro paese”. Questo porta molti docenti a non consigliare più esperienze in Giappone e invece a suggerire “percorsi alternativi”. Insomma il rischio che il Giappone corre è di perdere il contributo di molti talenti che potrebbero orientarsi su altri paesi, come la Corea del Sud, che invece mantiene aperti i confini.

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