Epidemia “hikikomori”, in quariere Tokyo 1 su 76 recluso volontario

Realizzato una grande rilevazione: molti 40-50enni e piĂą donne
Roma, 8 giu. (askanews) – Il piĂą grande sondaggio mai realizzato per definire le dimensioni del fenomeno “hikikomori”, cioè quelle persone che si tagliano completamente fuori dalla vita sociale diventando reclusi volontari, ha fornito in Giappone risultati assai preoccupanti: un residente su 76 del quartiere Edogawa di Tokyo può essere classificato con questa etichetta. Secondo quanto riferisce oggi la televisione pubblica nipponica NHK, il sondaggio è stato condotto a fine marzo dal municipio di Edogawa, un pezzo della cittĂ  che conta ben 700mila abitanti. A 250mila cittadini d’etĂ  superiore a 15 anni è stato consegnato un questionario. Il risultato è stato che oltre 9mila sono stati inquadrati nella griglia dei reclusi volontari. Dal sondaggio si capisce che gli ultraquarantenni sono i piĂą numerosi – non si tratta, quindi, di un fenomeno prevalentemente giovanile – e che le donne sono piĂą degli uomini. Lo studio non ha incluso i ragazzi al di sotto dei 14 anni che non frequentano la scuola, perchĂ© la loro condizione è nota agli uffici e sono risultati essere 1.113 su 9.096 hikikomori individuati. Invece le fasce d’etĂ  piĂą rappresentate sono i quarantenni (17,1 per cento) e i cinquantenni (16,6 per cento). Le donne rappresentano il 51,4 per cento, mentre i maschi il 48,3 per cento. Fortemente preoccupante è anche la durata della condizione. Se coloro che permangono nello stato di hikikomori tra uno e tre anni sono il 28,7 per cento del totale, quelli che restano in quella condizione oltre i 10 anni sono il 25,7 per cento. Il sondaggio ha chiesto anche agli hikikomori attualmente in questa condizione cosa chiedano per essere aiutati. E la risposta è preoccupante da parte di quasi un terzo di loro, hanno detto: “Non abbiamo bisogno di nulla, stiamo bene così”. Finora si calcolava che in Giappone ci fossero diverse centinaia di migliaia le persone che possono definirsi “hikikomori”. Moltissime hanno un’etĂ  tra i 40 e i 64 anni e danno vita a quello che viene definito il “problema sociale 80-50”, dove 80 sta per gli anni che hanno i genitori che si prendono cura di loro, e 50 è l’etĂ  che stanno raggiungendo o hanno raggiunto gli “hikikomori” stessi. Il ministero della Salute, Lavoro e Welfare giapponese definisce la hikikomori come “una condizione in cui una persona a cui non è stata diagnosticata una psicosi si ritira nella sua casa per piĂą di sei mesi e non partecipa alla societĂ  andando a scuola e/o lavorando”. L’autoreclusione di sei mesi è anche quella riconosciuta dal manuale diagnostico dell’Associazione psichiatrica Usa, il DSM-IV, per riconoscere la patologia. Talvolta questa condizione è accompagnata da altri sintomi correlati come la delusione rispetto al proprio corpo, rispetto al proprio odore, la paura del contatto con le altre persone, compulsioni ossessive, fino ad arrivare alla paranoia. Spesso questi sintomi sono conseguenza stessa dell’auto-reclusione che porta a un senso d’impotenza rispetto alla capacitĂ  di vivere in maniera efficiente la propria vita. Secondo gli esperti, la pandemia Covid-19 ha amplificato il problema.

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