Esordio con rissa per ‘l’Area Draghi’, distanti anche sul salario minimo

di Ugo Cataluddi e Federico Sorrentino

ROMA – Da ieri il mitologico grande centro ha un nome – Area Draghi – con il copyright di Matteo Renzi. Ma nonostante gli auspici, il battesimo dei moderati è di fuoco. Renzi e Calenda duellano per il tramite dei rispettivi seguiti. E anche sul tema caldo del momento, il salario minimo, a bene vedere paiono distanti. A compiere il primo passo è Matteo Renzi che invoca un contenitore a supporto dell’attuale premier Mario Draghi, e immagina che dentro ci possano stare tutti quelli che ne abbiano voglia.

“Esiste un’area Draghi – dice Renzi – e a questo spazio dobbiamo dare un tetto”. Il contenitore può accogliere dunque anche Calenda, che però non viene mai nominato dal leader di Italia Viva. Il fondatore di Azione detta invece le condizioni: ‘ok al dialogo con Renzi, ma abbandoni la carriera da business man’.

Un affondo che richiama la difesa dei pretoriani di Renzi – Magorno, Scalfarotto, Nobili, tra gli altri. Twitter diventa un’arena, al punto che Calenda deve imitare Maurizio Costanzo: “State boni”, scrive, ricordando che “questa roba”, cioè il fuoco di fila di dichiarazioni contrarie, lui la conosce da molti anni. “Renzi o la Boschi vi chiamano e fate partire i tweet fotocopia. Non mi faceva impressione quando Renzi era premier, figuriamoci ora. Ci parleremo e capiremo se c’è spazio per lavorare insieme”, dice il leader di Azione.

Lo spettacolo non è di quelli che invogliano manovre di avvicinamento. Con Renzi e Calenda che se le danno, gli altri – da Toti a Brugnaro, fino a Lupi e, forse, qualche pezzo di Forza Italia in rotta con il leader Silvio Berlusconi- vogliono capire prima di prendere il vento. Tanto più che mano a mano che ci si addentra nei programmi di governo, emergono le differenze. Così è anche sul salario minimo.

Nonostante il via libera europeo alla direttiva contro il lavoro povero, due forze spiccatamente europeiste come Italia viva e Azione non si incontrano. A Renzi va riconosciuto il merito di essere stato tra i primi a parlarne in Italia, con una proposta, risalente al 2016 e poi aggiornata nel 2018, che prevede il salario minimo legale, cioè introdotto per legge, con soglia minima di 9-10 euro. Calenda condivide la necessità di alzare i salari, ma una cosa chiede: che non si ricorra alla legge. Quanto alla voce ‘altri’, le cose non vanno meglio. Per il fondatore di Cambiamo! Giovanni Toti va promosso il salario minimo ma con riserva, perché non bisogna “nascondersi dietro il feticcio del salario minimo” visto che in Italia serve “soprattutto la riduzione del cuneo fiscale”. È la ricetta del centrodestra. Netto Lupi: “Con salario minimo e assistenzialismo si ammazza il Sud”. Insomma, la strada dell’Area Draghi a parole è fattibile, nei fatti appare già assolutamente in salita.

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