Lagarde rassicura su spread. Ma intanto tassi Btp volano a top da 2014
Roma, 9 giu. (askanews) – La Banca centrale europea ha preannunciato il suo primo rialzo dei tassi da 11 anni a questa parte. E’ fissato per il Consiglio direttivo del 21 luglio, perché in base alla sequenza cui si era impegnata dovrà prima mettere fine agli acquisti netti di titoli, che ha deciso di concludere con il mese di giugno. Ha precisato che a luglio alzerà i tassi di 25 punti base e questo riguarderà tutti e tre i riferimenti sul costo del denaro: il principale tasso di rifinanziamento, a zero da 10 anni, il tasso sulle operazioni marginali, che è allo 0,25%, e il tasso sui depositi, negativi da otto anni e al meno 0,50% da quasi tre. A seguito del direttorio, che si è svolto in trasferta ad Amsterdam, la Bce ha anche preannunciato che effettuerà un ulteriore rialzo dei tassi al Consiglio di settembre. Ma su questo ha precisato che, primo, se l’inflazione dovesse persistere così come è o peggiorare potrebbe essere più elevato, con ogni probabilità 50 punti base. Secondo, che questo aumento potrebbe non essere omogeneo su tutti e tre i tassi: si deciderà in base agli sviluppi dei dati, ha spiegato la presidente Christine Lagarde durante una conferenza stampa. Infine la Bce ha aggiunto che dopo settembre appare appropriato proseguire i rialzi “in maniera graduale ma duratura”. Senza indicare un valore a cui si raggiungerebbe la voluta neutralità. Le decisioni hanno innescato una certa volatilità sui mercati, sia sull’azionario, con le Borse che hanno accelerato i ribassi, sia soprattutto sui titoli di Stato, in cui si sono intensificate le vendite, gli speculari aumenti dei rendimenti e i differenziali dei tassi, i famigerati spread. Ne hanno fatto la spesa soprattutto i Btp decennali, che hanno chiuso con un tasso decennale balzato di 20 punti base al 3,72%, secondo Mts, superando i picchi segnati nel 2019 e tornato così ai massimi dal febbraio 2014. Lo spread rispetto ai Bund è lievitato a 228 punti base. Su questo problema la Bce oggi non ha deciso nuovi strumenti. Ma Lagarde ha affermato a più riprese che il Consiglio “non tollererà” ampliamenti tali da inficiare la corretta trasmissione della politica monetaria. E che “se fosse necessario dispiegheremo gli strumenti esistenti, o nuovi strumenti che diventassero disponibili. Lo abbiamo fatto in passato – ha detto – e lo rifaremo”. Sempre oggi l’istituzione di Francoforte ha pubblicato le previsioni aggiornate dei suoi tecnici su crescita economica e inflazione dell’area euro. Al ribasso le prime, al rialzo le seconde. Ora per quest’anno si attende un carovita in media al 6,8%, sul 2023 al 3,5% e sul 2024 al 2,1%. La stessa Bce riconosce che anche il dato 2024 è superiore al suo obiettivo (2%). Per la crescita i tecnici dell’istituzione stimano 2,8% quest’anno e 2,1% su 2023 e 2024. Su queste cifre alcuni analisti hanno sollevato perplessità, in particolare sui valori della crescita che appaiono ottimistici, specialmente per quest’anno. “L’inflazione resterà sgradevolmente elevata per un certo periodo. Assicureremo che torni al nostro target del 2% sul medio termine”, ha detto Lagarde. “Prevalgono i rischi al rialzo”, collegati in buona misura a energia e materie prime. “Tuttavia se la domanda si abbassasse nel medio termine, abbasserebbe le pressioni sui prezzi”. È dal luglio del 2011 che la Bce non opera rialzi dei tassi. Allora a presiederla era un altro francese, Jean-Claude Trichet. In questi anni la comunicazione dell’istituzione è molto cambiata, ma lo è ancora di più da quando è iniziata la presidenza Lagarde. Le modalità con cui sono stati esplicitamente indicati i futuri rialzi dei tassi stravolgono le strategie comunicative che erano state utilizzate oltre un decennio fa. Senza aspettare la conferenza stampa esplicativa della stessa Lagarde, il comunicato diffuso al termine del Consiglio, estremamente lungo, come accade da qualche anno ma con una tendenza a allungarsi sempre più, dice esplicitamente che a luglio i tassi verranno alzati di 25 punti base, cioè un quarto di punto percentuale, e che a settembre ci sarà un altro rialzo che potrebbe essere anche più elevato. Sicuramente questa è una indicazione molto più chiara di quanto avvenisse in precedenza. Ai tempi di Trichet, infatti, i rialzi dei tassi venivano annunciati solitamente con un mese di anticipo inserendo nel comunicato le parole chiave “forte vigilanza” (strong vigilance), ma senza mai sbilanciarsi a dire esattamente di quanto. Questa strategia, ovviamente, aveva le sue ragioni. La Bce voleva infatti mantenersi fino all’ultimo le mani libere sulle singole decisioni, e cercava quindi semplicemente di pilotare le attese dei mercati il più vicino possibile a quello che avrebbe fatto, senza però vincolarsi del tutto a cifre precise. Indicazioni numeriche precise come quelle fornite oggi, implicano che se lo scenario inflazionistico dovesse continuare a svilupparsi in senso negativo, a luglio la Bce potrebbe ritrovarsi di nuovo al centro di critiche per il limitarsi alzare i tassi di soli 25 punti base. Se invece fossero gli sviluppi della crescita a rivelarsi peggiori del previsto, allora sarebbero l’aumento dei tassi di settembre e quelli successivi a finire nel mirino. D’altra parte proprio in virtù del fatto che si sta muovendo con più prudenza rispetto ad altre banche centrali, l’istituzione doveva in qualche modo cercare di mandare segnali risoluti. Aver atteso, poi, significa aver poco tempo ora per ripristinare dei margini monetari, ove il quadro dell’economia dovesse virare al peggio. La decisione, inoltre, sembra il frutto di un compromesso tra le componenti più intransigenti del direttorio e quelle che, all’opposto, vorrebbero mantenere una linea più morbida (il classico schema di “falchi” e “colombe”, che però alcuni autorevoli banchieri centrali contestano esista). Molti analisti però parlano appunto di toni “da falco” della Bce e spiegano le pressioni su Btp e spread con la mancanza di uno strumento specifico per contrastare questi divari. Lagarde ha poi spiegato le motivazioni per cui si partirà lentamente. “Veniamo da 11 anni di tassi di interesse fermi, usciremo presto dai tassi negativi ma è buona abitudine iniziare gradualmente. Il rialzo deciso è rilevante ma non eccessivo e la decisione di oggi – ha rivendicato – non è su un solo aumento, ma su un intero percorso”. Il Consiglio Bce, oggi ospitato dalla Banca centrale olandese, guidata da Klaas Knot, uno degli esponenti dell’ala ritenuta più intransigente, tornerà a riunirsi il 22 giugno e il 6 luglio, ma il prossimo Consiglio “monetario”, in cui dovrebbe essere deciso il rialzo dei tassi, sarà il 21 luglio.