Il governo Meloni va, il M5S di Conte pure. E il Pd che fa? Boh

ROMA – Il governo Meloni, incassata la doppia fiducia alla Camera e al Senato, ora è nella pienezza dei poteri. La presidente del Consiglio con il suo discorso programmatico ha messo nero su bianco quello che si appresta a fare per far ripartire al meglio il nostro Paese. AvrĂ  cento giorni di luna di miele, l’attenzione e le aspettative saranno al massimo. Dopo bisognerĂ  presentare qualcosa di concreto, di grande, quello che può rappresentare il segno di svolta rispetto ai governi del passato.

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Governi che hanno visto l’allegra ammucchiata di tutti gli altri partiti, compresi Pd, M5S, Forza Italia e Lega di Salvini, tranne i Fratelli di Giorgia Meloni. Che significa? Significa che Meloni, che fa politica da trenta anni, si fida e non si fida dei suoi alleati di Governo, visto che in passato non hanno fatto gli schizzinosi per governare insieme ai ‘nemici’.

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Proprio per questo, oltre alla politica quotidiana per gestire alleati e programma, la premier Meloni sarĂ  ‘costretta’ a dedicare grande attenzione al rapporto diretto con i cittadini italiani, tutti, compresi quelli che non l’hanno votata e tifano per l’opposizione. Sta qui la sua forza, infatti, quella di apparire come quella sempre punita da tutti gli altri e che adesso, proprio perchĂ© ha patito l’esclusione in tutti questi anni, può capire e rispondere al meglio a tutti quelli che si sono sentiti traditi dalla vecchia casta politica, lei non c’era, lei è arrivata adesso.

Non sarĂ  una sfida facile, gli esperti in sondaggi stanno giĂ  monitorando il nuovo esecutivo e i primi risultati giĂ  danno delle indicazioni in questo senso: stando ai dati raccolti da Swg, infatti, solo il 40% degli italiani ritiene il governo Meloni molto efficace/abbastanza efficace; il 45% lo vede poco efficace/per niente efficace.

Quando partì il governo Draghi i numeri erano assai diversi: il 58% lo pensava efficace e solo il 25% inefficace. Meloni dovrĂ  spingere sulla propria personalitĂ , vero punto di forza: il 65% degli italiani, infatti, l’efficacia del Governo la legano al fatto che Meloni è una persona determinata. Il 42% di quelli che bocciano il nuovo esecutivo indicano nella maggioranza poco coesa la debolezza. Per gli italiani poi non c’è ombra di dubbio: il 49% individua in Silvio Berlusconi il leader che potrĂ  far cadere Meloni durante la legislatura, il 21% indica Matteo Salvini.

Per quanto riguarda le urgenze, quello che gli italiani si aspettano dal governo Meloni, il 47% una buona gestione dell’immigrazione, il 41% la giustizia, il fisco e la modernizzazione, il 38% pensioni, sanitĂ  e crescita.

Ultimo dato su molta o abbastanza fiducia nel presidente del Consiglio a inizio mandato: Meloni sta al 42% come il Conte II (58% il Conte I) rispetto al 71% di Monti, il 65% di Draghi, il 62% di Letta, il 47% di Renzi, ma molto al di sopra del 30% di Gentiloni. Nel confronto con i quattro governi Berlusconi, il Cavaliere la batte 3-1: 48% il primo, 46% il secondo, 49% il quarto e solo 36% il terzo. 

E il Pd? Che fa la principale forza di opposizione? Al momento è impegnata a stabilire quando tenere il prossimo congresso, quello che dovrà eleggere il nuovo segretario al posto di Enrico Letta. Dopo la batosta elettorale, tra le opposizioni i rapporti non sono affatto sereni. Mentre Letta chiede a più riprese di agire insieme, sia Conte che Calenda gli rispondono picche.

Soprattutto il leader dei 5 Stelle, che pur se ha perso metà elettorato è gasato dal risultato comunque ottenuto che colloca il Movimento al terzo posto, non passa giorno che non attacchi i Dem, in questo modo mettendo in chiaro la sua vera posta: superare presto il Pd, diventare la vera e unica opposizione al Governo di destra.

I sondaggi cominciano a segnalare che Conte guadagna consenso e il Pd lo perde. Ma questo non sembra preoccupare i dirigenti di quel partito, che preferiscono passare ancora mesi e mesi a discutere su questa o quella data, se scegliere il segretario tra due o tre candidati. Manca quel senso di urgenza, quel senso di mettersi subito in gioco per trovare risposte all’altezza della sfida che i Dem hanno di fronte, a partire dall’identitĂ : partito di sinistra? Riformista che guarda al centro?

Chiaro che non potrĂ  piĂą essere quello che vediamo oggi perchĂ© quello gli elettori lo hanno bocciato nella sfida piĂą importante, quella appunto vinta dalla destra di Meloni. Meglio sarebbe avere un segretario, ad esempio Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia-Romagna, piĂą proiettato a costruire un nuovo partito che punti a riportare ‘dentro’ Renzi e Calenda, magari diventando calamita per gli elettori che decideranno di scappare dal centrodestra; la parte che pensa invece di rifondare una forte sinistra che non si sottrae a governare potrebbe andare a sfidare Conte e il M5S mettendo in campo leader che veramente appartengono a quel mondo, ad esempio Elly Schlein.

A quel punto ci sarebbero due strade diverse, è vero, ma nella chiarezza. E quando la politica guadagna in chiarezza è sempre più facile allearsi alle elezioni per battere gli avversari che, se pur divisi, sono sempre più bravi ad accordarsi per vincere.

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