Era considerato così urgente che l’allora ministro dell’Economia Giulio Tremonti lo inserì dentro la manovra correttiva dell’estate del 2011. Contro l’emergenza finanziaria, anche il regolamento sugli investimenti delle Casse di previdenza poteva risultare centrale. Poteva, perché invece è rimasto nel cassetto per dodici anni. Ora il governo Meloni ha deciso che è il momento di ritirarlo fuori perché nella pancia delle diciannove Casse, che si alimentano con i contributi di 1,7 milioni di professionisti, c’è un patrimonio che dai 65,6 miliardi del 2013 è arrivato a 107,9 miliardi. Circa la metà viene investito in Italia. Le Casse stanno entrando sempre dì più nell’economia reale del Paese e il governo ha intenzione di accompagnare e ottimizzare questo processo. L’equilibrio è delicato perché negli ultimi vent’anni le Casse si sono dotate di regole proprie. Per questo il nuovo regolamento avrà un approccio meno invasivo rispetto al vecchio schema. «Vogliamo rinsaldare e rinnovare il rapporto con le Casse, disegnando una cornice dì prìncipi guida all’interno della quale ogni Cassa avrà la libertà dì disciplinarsi in autonomia, perché conosce e sa come gestire il proprio sottostante», spiega il sottosegretario all’Economia Federico Freni. Il lavoro al Mef segue la tabella di marcia fissata nell’ultima legge di bilancio, che prevede l’adozione di un decreto interministeriale, condiviso con il dicastero del Lavoro, entro il 30 giugno, ma le norme, che conterranno anche disposizioni sulla governance degli investimenti e la gestione del rischio, potrebbero essere pronte già a fine marzo. «Non vogliamo introdurre prescrizioni limitative, piuttosto dei principi di cautela per evitare investimenti speculativi o fallimentari», aggiunge Freni per dettagliare lo schema che, prosegue, «attraverso la validazione del Mete del ministero del Lavoro permetterà di attivare un doppio controllo, a monte sulla cornice e a valle sul regolamento di ciascuna Cassa». Il disegno del governo prova a intercettare l’evoluzione delle attività degli enti previdenziali a cui sono iscritti, tra gli altri, medici, avvocati, commercialisti e ragionieri. Le entrate contributive sono cresciute, dai 5,4 miliardi del 2005 agli 11,4 del 2021, ma è aumentato anche il numero delle prestazioni erogate, da 339 a 600 mila, con le uscite che sono passate da 3,5 a 7,7 miliardi. Un problema non da poco per molte Casse: i contributi versati dai professionisti con un reddito più basso rispetto a vent’anni fa sono serviti a coprire le spese previdenziali di chi è andato in pensione più tardi e con assegni più alti. Sono sempre dì più i senior: il numero degli iscritti under 40, infatti, è diminuito dal 41% del 2005 all’attuale 28%; nello stesso arco temporale è aumentato il numero degli over 60, che è passato dal 10 al 20%. Da qui una crisi di sistema che ha condotto alla necessità di differenziare le strategie di investimento, prima di fatto centrate in via esclusiva sugli asset immobiliari. Oggi le Casse, invece, puntano all’economia reale, agli investimenti negli istituti di credito e nei fondi di investimento infrastrutturali. In linea con questa diversificazione e in assenza di una cornice pubblica, le Casse si sono dotate di regolamenti dì investimento molto scrupolosi, che disciplinano anche le modalità dì selezione degli interventi. È qui che si aggancia il nuovo regolamento del governo. «Negli ultimi due anni, in un momento difficile per il Paese · prosegue il sottosegretario al Mef – le Casse hanno partecipato ad importanti operazioni di sistema e hanno sostenuto interventi fondamentali, che hanno portato risorse sui territori; oggi costituiscono un veicolo determinante per dare vigore agli investimenti e al rilancio del Paese». Un orientamento che l’Adepp, l’associazione che riunisce gli enti previdenziali privati, avrebbe sostanzialmente già validato nelle interlocuzioni in corso con il Tesoro perché – è il ragionamento che fanno alcune Casse – «sì prospetta finalmente una regolamentazione rispettosa dell’autonomia e delle specificità dei singoli enti». La spinta agli investimenti dipenderà anche da un fattore che pesa parecchio sulle attività degli enti previdenziali: le tasse. Nel 2021, le Casse hanno versato complessivamente circa 765 milioni dì euro dì imposte. L’aliquota che grava su più della metà degli investimenti è al 26%. Il governo potrebbe dare una mano su questo versante. « Sarebbe sensato immaginare – dice Freni – una fiscalità più vantaggiosa per le Casse nel momento in cui divengono un partner dello Stato: tassare le plusvalenze con la stessa aliquota cui è assoggettato chi investe, ad esempio , in prodotti speculativi, non aiuta certo l’investimento». La tassazione potrebbe essere abbassata, tra il 20 e il 23%, con un paletto, fissato dallo stesso governo: la differenza tra il 26% e la nuova aliquota dovrà essere reinvestita a favore dei propri iscritti. «In questo modo – spiega il sottosegretario – si potrà rafforzare il ruolo di ammortizzatore sociale a cui assolvono le Casse». Insomma un circolo virtuoso che parte dai contributi degli iscritti e sì chiude ritornando agli stessi soggetti, che potranno godere di maggiori agevolazioni e benefici. L’emergenza Covid ha messo in evidenza il ruolo prioritario delle Casse nel mettere in piedi un sistema di welfare avanzato, arrivato ad erogare prestazioni per 530 milioni. La Cassa forense, ad esempio, ha sospeso i versamenti e ha previsto poi una rateizzazione, oltre a dare la possibilità ai suoi iscritti di accedere in via preferenziale e con facilità a strumenti di welfare.
La leva del nuovo regolamento guarda anche a un altro obiettivo: aumentare gli investimenti delle Casse in Italia. Circa metà del patrimonio è investito a metà tra l’Europa e altri Paesi, soprattutto Stati Uniti, Giappone e altri Paesi Ocse. «L’indirizzo del governo – aggiunge Freni aiuterà a sviluppare gli investimenti sul territorio nazionale, promuovendo una logica di sviluppo e di crescita in sintonia conii sistema Paese. Cresciamo tutti, cresciamo insieme». Un asse che prova a rinnovarsi e a saldarsi dopo dodici anni di silenziose incomprensioni.