CNPR Forum: “Stop politica emergenza, serve pianificazione opere strutturali”

“Il nostro territorio è fragile. Non lo scopriamo oggi. Siamo tutti disarmati di fronte alle immagini dell’Emilia Romagna, oggi, e di Ischia poco tempo fa. Servono iniziative urgenti per mettere in sicurezza il territorio. Questo governo, di fronte all’emergenza, ha dato risposte rapide e importanti mettendo in moto diversi ministeri”. Lo ha detto Annarita Patriarca (Forza Italia), segretario di presidenza della Camera dei Deputati, nel corso del webinar “Italia fragile nella tempesta. Quali misure e interventi urgenti per la cura e prevenzione del territorio”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca spiegando che ” per l’Emilia sono stati impegnati 100 milioni di euro per le imprese agricole, 75 milioni dal fondo innovazione in agricoltura, dal ministero del turismo 10 milioni, dal ministero della scuola 20 milioni per la ripresa scolastica”.“Dopo un disastro di queste dimensioni, bisogna ragionare più complessivamente per il ripristino della normalità, per la messa in sicurezza e il recupero delle strutture danneggiate, e aiutare famiglie e imprese attraverso la sospensione dei versamenti tributari e contributivi come accaduto per Ischia. Bisogna lavorare in chiave preventiva a livello nazionale – ha concluso Patriarca – pianificando e organizzando gli interventi di messa in sicurezza e monitoraggio sul dissesto idrogeologico”.Secondo Filiberto Zaratti (Alleanza Verdi Sinistra), segretario di presidenza a Montecitorio: “Le tragedie che stanno accadendo nel nostro Paese purtroppo sono annunciate. Fino a qualche anno fa i cambiamenti climatici sembrava che fossero un problema che riguardasse soltanto l’altra parte del mondo. Adesso non è più così, le catastrofi climatiche riguardano anche il nostro Paese. Quella che è accaduta in Emilia Romagna è l’ennesima tragedia annunciata come quella della Marmolada, delle Marche e di Ischia. Nel nostro Paese negli ultimi mesi ci sono stati quasi 100 morti dovuti a catastrofi climatiche. E’ ora di dire basta. Bisogna mettere in atto il Piano di adattamento climatico, cosa che il governo non sta facendo ed è un atto di gravissima responsabilità. Per fermare i cambiamenti climatici – ha aggiunto Zaratti – occorrono molti anni a condizione che tutti i paesi, a cominciare da quelli più sviluppati, mettano in atto delle politiche necessarie a limitare le emissioni con misure idonee a fare in modo che gli eventi meteorologici estremi, che si ripeteranno purtroppo anche in futuro, provochino meno danni e non facciano vittime”.Di strategia globale ha parlato Martina Semenzato (deputata di Noi Moderati in Commissione Ambiente alla Camera): “I cambiamenti climatici, ne abbiamo la consapevolezza, sono all’ordine del giorno e dobbiamo farne conto. Non possiamo limitarci a dire che il problema è la CO2 o palesarci con atti vandalici ai nostri beni culturali per evidenziare questo problema che ha una profondità e una genesi a livello internazionale. Basti solo pensare chi sono le nazioni maggiormente produttrici di inquinamento: sicuramente la Cina e l’India per intendere la complessità del problema. E’ vero che dall’inizio del 2023 gli eventi forti di questa natura in Italia sono stati ben 73, un numero importante. L’esigenza di tutelare i nostri cittadini e le nostre città da questi fenomeni impone da un lato di procedere con le grandi opere infrastrutturali e dall’altro con la realizzazione di opere manutentive generali, a partire dagli alvei dei fiumi e dei torrenti che vanno costantemente puliti e dalle casse di espansione dei grandi bacini idrici. Per far questo – ha detto Semenzato -, uno dei passaggi fondamentali è la sburocratizzazione delle procedure per realizzare queste opere”.I numeri del dissesto idrogeologico sono stati illustrati da Marco Simiani, deputato del Partito Democratico e componente della commissione Ambiente: “Dal 1999 al 2019 in Italia sono stati investiti oltre 7 miliardi in azioni di prevenzione del rischio idraulico, anche se le richieste arrivate dalle diverse regioni superano i 26 miliardi. Cifre importanti che oggi necessitano di una programmazione. Nel Proteggi Italia del 2020 fu fatto un ulteriore sforzo, furono stanziati fino al 2030 circa 14 miliardi di euro per progetti già pronti. Oggi lo sforzo più importante è legato al PNRR che investe circa 2miliardi e 400 milioni che andranno a rafforzare la progettazione che riguarda il dissesto idrogeologico. Tuttavia il primo reale obiettivo, rispetto alla programmazione che l’Europa ha messo in campo, è quello di andare a risolvere il problema alla radice. Cioè abbattere le fonti fossili per ridurre l’impatto ambientale. L’Europa ce lo chiede chiaramente. Dobbiamo avere chiaro il fatto che – ha continuato Simiani – quanto è successo in Emilia Romagna può essere evitato in futuro solo se rispettiamo i traguardi che l’Europa ci ha dato nei prossimi vent’anni, 2030 – 2050, per arrivare all’obiettivo emissioni zero”.Ad esprimere il punto di vista dei professionisti, Eleonora Linda Lecchi (commercialista e revisore legale dell’Odcec di Bergamo): “L’Italia affronta l’ennesima emergenza. Si può dire che piove sul bagnato. Il nostro Paese, di fronte ai mutamenti del clima è fragile. Questo dipende sicuramente dalla conformazione del territorio ma in parte anche dall’azione o dalla non azione dell’uomo. Dunque, oltre alle misure immediate per riparare i danni, vanno messi in campo interventi da subito per prevenire altre catastrofi in futuro. La tutela dell’ambiente deve essere prioritaria nelle azioni di tutti i governi, non solo quello nostro. Dal Covid in poi la tutela del pianeta è diventata una priorità per tutti. Parte degli investimenti del nostro Pnrr sono dedicati proprio a progetti green, come la transizione energetica e quella ecologica. L’innovazione tecnologica, in campo ambientale ad esempio, può essere uno strumento validissimo per la sostenibilità dell’intero sistema economico”.Conclusioni affidate a Paolo Longoni (consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili): “Ci troviamo come di frequente accade in Italia di fronte a emergenza storica. Ragionare per emergenze non è mai stata maniera corretta per risolvere le questioni. Sono i provvedimenti strutturali quelli che prevedono programmi di medio e lungo termine a dare risultati e ad evitare che si verifichino nuove emergenze. Noi ci aspettiamo un programma di governo del territorio che ponga un limite a tutte queste vicende che poi diventano tragedie che devono essere affrontate da tutti noi”.

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