FOTO | VIDEO | Da Bologna a spalare fango in Romagna, la storia di Rossella e Gianluca

BOLOGNA – In decine, forse centinaia, sporchi persino in faccia, spalano il fango nella zona attorno a Porta Schiavonia a Forlì. C’è anche chi, nelle pause, canta e balla, chi gira col carrello del supermercato con le bottiglie d’acqua per dare refrigerio agli altri. E chi è arrivato da fuori, da Bologna per esempio, senza che nessuno glielo abbia chiesto, solo per dare una mano. E avendo passato buona parte della giornata precedente a cercare pale, guanti, stivali che ormai sono difficili da trovare anche nel capoluogo di regione. Nella Romagna allagata e martoriata dal maltempo, si moltiplicano le storie di solidarietà. E così accade che nella prima domenica di sole dopo tanti giorni di pioggia, i giovani di Forlì, ma anche quelli che non ci sono nati, si diano da fare. Perché anche se è bello vedere il sole, finalmente, ora per assurdo rappresenta quasi un nemico, perché se il fango si secca diventerà duro come il cemento e quindi va pulito. 

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ROSSELLA E GIANLUCA, DA BOLOGNA PER SPALARE

Tra loro ci sono Rossella e Gianluca, che arrivano domenica mattina da Bologna. Lui lavora nell’ambito meccanico, lei è un avvocato che lavora in una società di consulenza, stanno insieme da settembre, raccontano, e qualche giorno fa vedendo "la gravità della situazione in Romagna anche rispetto a Bologna, ci siamo informati perché volevamo contribuire non solo livello economico, ma anche ‘manuale’". Prima hanno cercato di capire se potevano aiutare nel bolognese, poi "visto che lì c’erano talmente tante candidature che hanno fermato la possibilità di adesione, abbiamo pensato di venire in Romagna, e quindi ci siamo mossi per raggiungere le zone più colpite, dopo aver passato praticamente una giornata a cercare il materiale utile, perché ormai scarseggia anche a Bologna e bisognava venire attrezzati per cercare di aiutare i ragazzi di Forlì". 

La carica degli ‘angeli’ del fango

AISHA E LE STUDENTESSE FUORI SEDE CHE PORTANO DA BERE AI VOLONTARI

E poi ci sono Aisha, che fa la cassiera al Conad, è italoalgerina, è nata a Napoli ma vive a Forlì con i genitori e due fratelli. E con lei diverse studentesse universitarie iscritte qui ma che arrivano dal Veneto, la Puglia, la Sardegna. Non sanno nemmeno quando potranno fare gli esami, dicono, ma hanno deciso di rimanere in città e di aiutare, "perché abbiamo visto scene terribili". Non si conoscevano prima dell’alluvione, si sono incontrate tramite un gruppo WhatsApp di volontari. "Siccome però in quella chat si moltiplicavano i messaggi ed era difficile capire come agire- spiega Aisha- ho lanciato l’idea della raccolta di beni di prima necessità e quindi ci siamo organizzate".

L’idea, dice, le è venuta perché nel supermercato dove lavora di tanto in tanto fanno lo stesso gli scout per la Caritas. Ebbene, hanno messo dei cartelli con la lista dei beni che servivano e venerdì è partita la prima raccolta, "enorme, 6.000 euro di prodotti portati con due camioncini e quattro macchine agli sfollati di Campostrino". La seconda raccolta domenica, che ha dato ancora di più: "10.000 euro di beni vari, ma anche acqua e succhi di frutta che distribuiamo a chi spala", spostandosi col carrello in lungo in largo, tra il fango di Porta Schiavonia. "La Romagna non molla- dicono- qui sono tanti i ragazzi, forlivesi, da fuori e anche stranieri che si fanno il mazzo". In mezzo alla devastazione, tutto questo via vai di ragazzi è di certo bellissimo. Come sono bellissimi loro. 
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