In Ucraina scarcerato l’obiettore Vitaly Alekseenko, che disse no alle armi

ROMA – La Corte Suprema ucraina ha annullato la condanna a un anno di reclusione dell’obiettore di coscienza Vitaly Alekseenko, dichiarando il precedente processo non valido e disponendo l’immediata scarcerazione dell’uomo. La Corte ha quindi ordinato un nuovo processo di primo grado. Lo riferisce l’ong Un Ponte Per, che ha seguito da vicino il caso nell’ambito della campagna ‘Proteggi gli obiettori, sostieni i costruttori di pace’, lanciata lo scorso novembre.

IL NO ALLA GUERRA PERCHÉ CONTRARIA ALLA SUA FEDE

Alekseenko, un cristiano evangelico di 46 anni, era detenuto dal 23 febbraio scorso nel carcere di Kolomyiska, nella regione sud-occidentale di Ivano-Frankivsk, con l’accusa di aver rifiutato la chiamata alle armi. L’uomo ha motivato tale scelta definendola contraria al suo credo religioso. Dallo scoppio della guerra con la Russia, in Ucraina è stata però imposta la leva obbligatoria per gli uomini tra i 18 e i 60 anni. Ieri a Kiev si è tenuto il processo d’appello, chiesto dai legali dell’uomo dopo la condanna ad un anno in primo grado.

Un Ponte Per dichiara: "Siamo felici per questo risultato che arriva al termine di un lavoro di solidarietà internazionale durato mesi e coordinato nel nostro paese dal Movimento Nonviolento. In questo tempo di ‘sonno della ragione’, l’esempio degli obiettori di coscienza russi, bielorussi e ucraini rappresenta una enorme speranza per l’umanità". Secondo l’ong, la sentenza della Corte suprema sarebbe "un primo passo verso il riconoscimento in Ucraina del diritto di obiettare alla leva militare, alle armi e di ripudiare la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. Ora speriamo che il nuovo procedimento sia finalmente connotato dai principi del giusto processo, in cui poter sostenere le ragioni degli obiettori senza essere bollati come vigliacchi o traditori della patria".

Leggi anche: VIDEO | Dagli obiettori russi l’appello: “L’UE dia l’asilo a chi dice ‘no’ alla guerra”

L’AVVOCATO: "LE PRESSIONI INTERNAZIONALI FUNZIONANO"

Nicola Canestrini, l’avvocato che ha ricevuto il mandato di partecipare a febbraio all’udienza processuale come osservatore per i diritti umani nell’ambito della Campagna di Obiezione alla guerra promossa dal Movimento Nonviolento, all’agenzia Dire ha dichiarato: "Questo risultato dimostra che la solidarietà internazionale ha funzionato. E’ stata importante per mantenere i riflettori accesi su questo caso".

Alekseenko, nel corso delll’ultima udienza prima della lettura della sentenza, si è dichiarato davanti ai giudici "colpevole di aver infranto la legge ucraina, ma non sono colpevole secondo la legge di Dio. Voglio essere onesto con me stesso". A riferire queste parole è stata Alexia Tsouni, presidente dell’Ufficio europeo per l’obiezione di coscienza (Ebco/Beoc), che lo scorso 14 aprile ha incontrato il detenuto in carcere. Al termine della visita la dirigente ha dichiarato: "È oltraggioso e contrario ai valori europei e agli standard dei diritti umani vedere Vitaly Alkeseenko dietro le sbarre. È chiaramente un prigioniero di coscienza e dovrebbe essere rilasciato immediatamente e senza condizioni, con la caduta di tutte le accuse".

LA CAMPAGNA PER DARE ASILO AGLI OBIETTORI TOCCA LE 50MILA FIRME

Per sostenere i diritti dei disertori e degli obiettori di coscienza russi, ucraini e bielorussi, è stata lanciata la raccolta firme #ObjectWarCampaign (promossa da War Resisters’ International, Ebco-beoc, Ifor e Connection) che al 15 maggio aveva raggiunto 50mila sottoscrizioni in Europa. Una delegazione della Campagna hanno consegnato le firme alla sede del Parlamento europeo di Berlino, per chiedere che siano facilitate le procedure d’asilo per queste persone. Il giorno seguente a Roma, le associazioni che in Italia aderiscono all’iniziativa hanno consegnato alle ambasciate di Russia, Ucraina e Bielorussia in Italia degli appelli, affinché questi governi rispettino in diritto dei loro cittadini a dire no alle armi.
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