Il governo non concede la proroga al 20 agosto dei versamenti con scadenza 31 luglio e Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Commercialisti, lancia l’allarme. “Migliaia di commercialisti non sono riusciti a liquidare le imposte, malgrado gli sforzi profusi in questi caldi mesi di campagna fiscale, lavorando ininterrottamente sette giorni su sette e persino in orari notturni. Un problema che riguarda da vicino anche partite iva e aziende assistite dalla nostra categoria: tutti stiamo pagando il caro prezzo delle inefficienze del sistema fiscale italiano”. Presidente Cuchel, perchĂ© il governo non ha concesso la proroga?
“Vi è una pressante esigenza di gettito, sempre piĂą insensibile alle finanze delle imprese. Ma non si comprende ne si può accettare che il nostro Paese abbia risorse finanziarie talmente compresse o limitate da non poter concedere uno slittamento di soli 20 giorni agli imprenditori che onestamente desiderano pianificare il proprio appuntamento col fisco”.
Cosa succede senza proroga?
“Senza l’ormai consolidato slittamento con la maggiorazione dello 0,40% al 20 agosto, lo scenario che si prospetta è il peggiore possibile; si mettono in crisi i bilanci di centinaia di migliaia di imprese italiane. La nostra idea è che interesse comune sia il corretto e funzionale meccanismo di esecuzione degli obblighi tributari; purtroppo, fra rimandi e incomprensibili impossibilitĂ dettate dalle esigenze di gettito del bilancio dello Stato, ci troviamo a vivere la paradossale situazione nella quale chi vuoi pagare tempestivamente le imposte, senza dover ricorrere ad istituti sanatori, soggiacendo dunque ad ulteriori aggravi sanzionatori, non può essere quest’anno legittimato a farlo. E tutto questo per soli 20 giorni”.
A pagare dazio sono gli imprenditori ma anche i commercialisti…
“I commercialisti non possono essere considerati esecutori senza confini di tempo, dal momento che non è loro la responsabilitĂ della irragionevole situazione nella quale vengono posti dalla pubblica amministrazione. D’altra parte, i contribuenti titolari di partita iva, ossia le imprese e l’intero comparto dei soggetti passivi di imposta, non possono essere considerati bancomat dai quali costantemente attingere senza tener conto della loro opportuna programmazione nonchĂ© delle difficoltĂ economiche anche dettate da una crisi che, negli ultimi anni, ha certamente colpito anche le imprese piĂą solide”.
Cosa non funziona nella macchina statale?
“I commercialisti non amano le proroghe, ma queste sono necessarie perchĂ© non abbiamo norme chiare, direttive precise e rispetto delle regole da parte dell’amministrazione finanziaria che invece emana alle soglie delle scadenze tributarie circolari dell’ultimo minuto e non mette a disposizione anzitempo gli strumenti informatici che gli studi dei commercialisti devono utilizzare, l’Agenzia delle Entrate, a dispetto del tanto sventagliato “fisco amico”, promana corpose circolari (anche di oltre 570 pagine) a soli quattro giorni dalla scadenza dei termini di versamenti delle imposte. Chiediamo un intervento del governo per fare dovuta chiarezza sulle inefficienze dell’amministrazione finanziaria”.