Chiedono chiarimenti sulla riforma del d.lgs. 139/2005 i sindacati di categoria dei commercialisti. “Abbiamo trasmesso una lettera di chiarimenti con riferimento alle proposte A e B dell’art. 25 del D. Lgs. 139/05 pervenute in bozza alle scriventi associazioni”, scrivono in comunicato congiunto il presidente Anc Marco Cuchel, il numero uno ANDOC Mario Michelino e Domenico Posca, alla guida di UNICO.
“Dalla lettura dell’articolo 25 abbiamo rilevato scarsa chiarezza sulla interpretazione da attribuire al comma 8 dell’art. 25 (e ciò per entrambe le ipotesi ventilate per il sistema elettorale) atteso che sembrerebbe volersi prevedere un’unica quota riservata alla quota maggiore fra il genere meno rappresentato e il genere di età inferiore a 45 anni”.
“Leggiamo infatti: ‘Al genere meno rappresentato e agli iscritti con età inferiore a 45 anni è riservata un’unica quota definita scegliendo la quota maggiore tra quella derivante dal rapporto del genere meno rappresentato e il totale degli iscritti all’albo e quella derivante dal rapporto tra gli iscritti con età inferiore a 45 anni e il totale degli iscritti all’albo alla data di fissazione delle elezioni da parte del Ministero della Giustizia’.
“Nel successivo capoverso – evidenziano i sindacati – parrebbe invece non essere più prevista l’ipotesi di cui sopra ossia la scelta fra i due generi: meno rappresentato e generazionale.
In ogni caso al genere meno rappresentato e agli iscritti all’albo con età inferiore a 45 anni deve essere riservata nella formazione della lista una quota non inferiore ad un terzo degli iscritti all’albo alla data di fissazione delle elezioni da parte del Ministero della Giustizia”.
“Siamo certi – sottolineano Cuchel, Michelino e Posca – che l’apertura, su cui potrebbe disporre per il futuro l’art. 25, nei confronti dei più giovani colleghi, non andrà in conflitto con la riserva di una quota a favore del genere meno rappresentato. Abbiamo già lamentato, con le nostre osservazioni sulla proposta di riforma dell’ordinamento professionale, la riduzione delle quote di genere (da due quinti a un terzo) e non vorremmo dover ulteriormente discutere anche dell’ipotesi dell’azzeramento di detta quota per effetto della nuova riformulazione. Altro aspetto, già contenuto nelle nostre osservazioni, sul quale siamo tornati a porre l’attenzione, è correlato alla modalità di approvazione dei bilanci la cui attribuzione, si è osservato, dovrà competere all’assemblea dei Presidenti degli Ordini”.