LA STRADA PER LO SVILUPPO
Al convegno della Cassa di previdenza di ragionieri ed esperti contabili le ricette per spingere l’economia sostenendo la competitività delle imprese
Bruno Marrone
“Il problema della produzione è strettamente legato alla valorizzazione delle migliori risorse umane all’interno delle industrie, ed è su questo che dobbiamo concentrarci. La priorità è puntare sul ‘capitale umano’. Lo ha dichiarato Ylenja Lucaselli, parlamentare di Fratelli d’Italia, nel corso del Cnpr Forum “Industria 2030: sfide e opportunità di un settore strategico per la competitività”, promosso dalla cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“Certamente esiste un tema legato all’innovazione tecnologica che, in Italia, procede più lentamente rispetto ad altre nazioni, specialmente tra alcune fasce imprenditoriali, come le piccole e medie imprese. Al contrario – ha rimarcato Lucaselli -, i grandi gruppi italiani sono molto all’avanguardia.
La capacità produttiva italiana non è in crisi di idee, ma soffre della mancanza di manodopera qualificata e della necessità di formare i nostri lavoratori per colmare il divario tra domanda e offerta. La coniugazione di questi due obiettivi fondamentali, che non riguardano solo l’Italia ma anche l’Europa e il mondo, si può raggiungere con gradualità. Dobbiamo accompagnare le nostre imprese in questo processo di cambiamento senza pretendere che avvenga in modo repentino, formando il personale affinché la transizione possa diventare effettiva all’interno delle aziende. Il Governo ha già adottato una serie di misure a favore dei lavoratori”.

Secondo Alessandro Cattaneo (Forza Italia) “è necessario aumentare la capacità produttiva, ridurre il costo del lavoro e promuovere l’internazionalizzazione. In questo contesto, l’utilizzo della leva fiscale potrebbe rappresentare una soluzione efficace per rilanciare la competitività del nostro sistema di produzione. I nostri dati sono tiepidi. Tuttavia, analizzandoli più a fondo, emerge che questo rallentamento è strettamente legato alla crisi delle economie dell’Europa centrale, in particolare di Francia e Germania, con il settore manifatturiero tedesco, il più forte d’Europa, in grave difficoltà. Questa crisi ha ripercussioni su tutto l’indotto europeo. Nonostante queste difficoltà – sottolinea Cattaneo -, ogni crisi può rappresentare un’opportunità. È il momento di intervenire per riorganizzare le nostre imprese, puntando sull’innovazione digitale. Questo potrebbe comportare una rielaborazione del nostro sistema economico al fine di migliorare la produttività. Le Pmi italiane devono essere messe in grado di affrontare le sfide globali. Potrebbero dover considerare fusioni o accorpamenti per rafforzarsi e aumentare la loro competitività, ma è essenziale che lo Stato le supporti adeguatamente”.

Il vicepresidente della Camera dei Deputati, Sergio Costa (M5s), ha sostenuto che “noi siamo campioni in termini di produttività. Le nostre aziende sono solide e animate da passione. La stragrande maggioranza del tessuto produttivo italiano è costituita da piccole e medie imprese, e dobbiamo sostenerle nel fare il salto di qualità tecnologico. È evidente che queste realtà hanno capacità di accantonamento diverse rispetto alle grandi imprese, il che spesso le limita nella transizione tecnologica. È qui che devono intervenire le politiche nazionali e regionali, agevolando la transizione tecnologica 5.0, essenziale per incrementare la ricchezza media del Paese.
Un altro tema cruciale è il cambiamento climatico, le cui parole chiave sono mitigazione e adattamento alle nuove condizioni. La transizione ecologica – ha aggiunto Costa – diventa imprescindibile perché incide direttamente sull’attività produttiva. Il cambiamento climatico riduce la produttività e crea problemi economici, portando a una diminuzione della ricchezza. Come affrontare questa sfida? Semplicemente schierandoci a fianco dei produttori, definendo una politica di medio-lungo termine capace di superare queste criticità, senza che venga modificata a ogni cambio di governo”.

L’equilibrio tra produzione e qualità della vita è la tesi esposta da Francesco Emilio Borrelli (Alleanza Verdi e Sinistra): “Le nostre imprese ce la mettono tutte tutta. Il problema è legato a due fattori: il primo è che è sempre più difficile in un sistema planetario essere competitivi. Il secondo è che purtroppo le macchine burocratiche ci affossano. La verità è che la povertà sta aumentando così come il precariato e lo sfruttamento che aumentano il degrado sociale. La nostra ricetta per la competitività è raggiungere l’obiettivo di una società in cui il datore di lavoro possa avere piena soddisfazione così come i lavoratori. Attraverso un equilibrio tra qualità della vita e qualità dell’ambiente. Noi continuiamo a ballare sul Titanic come se nulla fosse. Abbiamo tanti negazionisti, esperti laureati su Google che non comprendono la gravità dell’impatto dei cambiamenti climatici sui livelli produttivi. Allora da questo punto di vista dobbiamo dirci che se noi continuiamo ad andare nella direzione che abbiamo preso, cioè fregandocene buona parte dell’ambiente, avremo due danni: uno relativo all’ambiente in cui viviamo e l’altro relativo al progressivo impoverimento di famiglie e imprese”.

In conclusione, il futuro dell’industria italiana passa attraverso l’investimento nel capitale umano, l’innovazione tecnologica e una transizione ecologica che sappia coniugare produttività, sostenibilità e benessere sociale.
* Libero Quotidiano