Stop alle aggressioni in sanità

Necessara una terapia d’urto per arginare le violenze

L’argomento al centro del forum organizzato da Cassa ragionieri ed esperti contabili

Il boom delle aggressioni ai danni del personale sanitario è  il tema discusso  nel corso del Cnpr forum “Sanità in codice rosso: perché il pronto soccorso è diventato un ring” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto protagonisti Andrea Mascaretti, deputato di Fratelli d’Italia nelle Commissioni Bilancio a Lavoro a Montecitorio; Marianna Ricciardi, parlamentare del M5s in Commissione Affari sociali alla Camera; Alessandro Colucci (Noi Moderati), segretario di Presidenza della Camera dei Deputati; Devis Dori, deputato di Alleanza Verdi Sinistra in Commissione Giustizia.

Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato espresso da Mario Chiappuella, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Massa Carrara: “Di fronte all’aumento incontrastato dei fenomeni di violenza nelle strutture sanitarie del nostro Paese, occorre una terapia d’urto che deve essere fatta non solo inasprendo le pene per i violenti ma anche consentendo al servizio sanitario nazionale di poter operare con mezzi e uomini sufficienti ai bisogni dei cittadini. Da questo punto di vista un apporto fondamentale è quello che può essere offerto dalla medicina territoriale senza dimenticare la necessità di trattenere i giovani laureati e specializzati in medicina in Italia con proposte contrattuali adeguate al loro valore e alle responsabilità cui sono chiamati”.

Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto nazionale Esperti contabili: “In materia di emergenza derivante dai malesseri che avvengono nei pronto soccorso osservo che misure immediate che aggravino le sanzioni penali non sono la soluzione per problemi del genere.  Non si evitano così le intemperanze dei soggetti insoddisfatti dalle prestazioni sanitarie. Serve potenziare non solo l’educazione civica ma anche interventi che mettano gli operatori sanitari nelle condizioni di lavorare meglio e con meno stress nelle strutture ospedaliere. I pronto soccorso non possono essere trincee dove bisogna armarsi per sopravvivere. Se la sanità non ha dotazione sufficiente di risorse umane e finanziarie la risposta che è in grado di dare sarà inevitabilmente insufficiente. La medicina territoriale, che svolge un ruolo determinante per evitare il ricorso inutile al pronto soccorso quando non ci sono le condizioni di gravità, è ancora del tutto latitante. Se si ha bisogno di sanità si deve poter accedere nei centri territoriali ma se lì non si trova niente, ci si reca inevitabilmente al pronto soccorso anche per una semplice febbre”.

* ItaliaOggi

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