Le proposte Cnpr per proteggere territorio e cittadini dai fenomeni estremi
Il no alle assicurazioni obbligatorie a vantaggio di investimenti pubblici in opere di manutenzione
Bruno Marrone
Come proteggere il territorio e i cittadini dai crescenti fenomeni climatici estremi è stato al centro del Cnpr Forum “Alluvioni e crisi climatica: assicurazione o prevenzione?”, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.
“Le assicurazioni rappresentano un’opportunità, ma devono arrivare solo dopo aver garantito interventi di sicurezza da parte delle amministrazioni pubbliche”, ha sottolineato Erica Mazzetti (Forza Italia), che ha proposto un approccio integrato. “È essenziale che lo Stato e gli enti locali investano nella manutenzione ordinaria e straordinaria delle infrastrutture per mitigare i rischi climatici. Solo così potremo evitare di gravare ancora una volta sui cittadini con obblighi assicurativi”. Mazzetti ha inoltre criticato la gestione dei fondi per il dissesto idrogeologico, ricordando che la Corte dei Conti ha evidenziato che solo il 10% dei finanziamenti destinati alla Regione Emilia Romagna per la sicurezza territoriale è stato effettivamente speso.
Michele Barcaiuolo (Fratelli d’Italia), ha messo l’accento sulla prevenzione diretta: “Il miglior risarcimento è quello di evitare danni sin dall’inizio, attraverso la cura e la manutenzione dei fiumi e dei bacini idrici. Il problema è che per troppi anni prevenzione e cura del territorio sono state trascurate. Le assicurazioni obbligatorie potrebbero essere utili per le imprese, ma per i privati dovrebbero essere graduali e complementari alla messa in sicurezza generale”. Barcaiuolo ha poi evidenziato che, nonostante le risorse statali stanziate per il dissesto idrogeologico, i fondi non sono sempre utilizzati in modo efficiente.
Sul versante opposto, Nicola Irto (PD), ha evidenziato l’urgenza di un imponente piano di prevenzione nazionale: “Non credo che un’assicurazione obbligatoria sia la risposta più adeguata. Lo Stato deve invece promuovere investimenti pubblici strutturali, necessari per un Paese fragile come il nostro, esposto al rischio idrogeologico da Nord a Sud. Le risorse del PNRR sono preziose, ma insufficienti. Serve una visione strategica e coordinata, che elimini l’attuale confusione legislativa e di competenze tra enti e ministeri”. Irto ha concluso ribadendo la necessità di riorganizzare le norme di salvaguardia del territorio con un investimento economico straordinario.
Sulla stessa lunghezza d’onda è Ilaria Fontana (M5s), che ha criticato l’ipotesi di nuove assicurazioni obbligatorie: “Il recente annuncio di un obbligo assicurativo per le abitazioni, proposto dal Ministro Musumeci, equivale a una nuova tassa per gli italiani. Le imprese sono già state gravate da questa misura e, purtroppo, non abbiamo ancora dati precisi sull’impatto economico di tali polizze. Invece di nuove imposizioni, dovremmo puntare tutto sulla prevenzione: l’unica soluzione efficace per affrontare i rischi climatici e proteggere i territori”. Fontana ha inoltre menzionato che in Commissione si lavora a una proroga dell’obbligo assicurativo per le imprese fino al 31 dicembre 2024.
Durante il dibattito, Eleonora Linda Lecchi (commercialista e revisore legale dell’Ordine di Bergamo), ha illustrato la prospettiva dei professionisti: “In Europa alcuni Paesi hanno già adottato sistemi assicurativi contro le calamità naturali, sia per le imprese che per i privati. In Italia, però, è indispensabile valutare se le risorse attualmente stanziate per la prevenzione siano davvero sufficienti. È fondamentale che l’Italia riesca a utilizzare al meglio anche i fondi europei destinati alla gestione del rischio climatico”.
Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni, consigliere dell’Istituto Nazionale Esperti Contabili, che ha espresso dubbi sull’efficacia del sistema assicurativo: “Le compagnie assicurative italiane spesso evitano i risarcimenti, e i tribunali sono sommersi da contenziosi in materia. È compito dello Stato sostenere chi subisce danni, soprattutto quando si consente di costruire in aree a rischio. Occorre una politica di riordino del territorio per avere entro dieci anni un piano di interventi chiaro ed efficace”.
Il convegno ha messo in evidenza le varie posizioni su un tema che richiede un equilibrio tra prevenzione e protezione economica, offrendo uno spazio di confronto che auspica soluzioni concrete e condivise.
*Il Tempo