Netanyahu fa ricorso contro la Corte penale internazionale: “Se rifiuta sarà la prova di un giudizio parziale”

ROMA – Benjamin Netanyahu ha informato la Corte penale internazionale (Cpi) della volontà di presentare ricorso contro il mandato d’arresto a suo carico, spiccato dalla Corte dell’Aia alcuni giorni fa per presunti crimini di guerra e contro l’umanità, commessi nella Striscia di Gaza, tra cui i crimini di affamamento”, “atti disumani come la negazione di cure” e “due attacchi intenzionalmente diretti contro i civili”. Tale possibilità scadeva alle 16 di oggi, orario olandese.

Lo riferisce la stampa israeliana, chiarendo che la contestazione è stata inoltrata solo pochi minuti prima. Il ritardo deriva dal fatto che vari deputati e ministri avevano sconsigliato il ricorso in appello, in quanto tale atto, in sé, rappresenterebbe una legittimazione della Corte penale internazionale.

Stando a quanto riporta la testata Ynet citando una nota dell’ufficio del Primo ministro, nel ricorso si afferma che Israele “rifiuta l’autorità della Corte Penale internazionale e la legittimità degli ordini di arresto emessi contro il primo ministro e l’ex ministro della Difesa” Yoav Gallant, pertanto alla Corte è stata inoltrata “comunicazione riguardante l’intenzione di presentare appello contro i mandati di arresto, chiedendo anche una sospensione dell’esecuzione degli stessi”.

La nota evidenzia: “Se la Corte rifiuterà l’appello, gli amici di Israele, negli Stati Uniti e nel resto del mondo, avranno prova di quanto la Cpi sia parziale nei confronti di Israele”.

Ynet poi riferisce che nel pomeriggio Netanyahu ha ricevuto il senatore americano Lindsey Graham, il quale lo avrebbe “informato di una serie di iniziative che sta promuovendo al Congresso, da intraprendere contro la Corte penale”.
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