DONNE E MONDO DEL LAVORO
Al convegno promosso dalla Cassa di previdenza di ragionieri ed esperti contabili le ricette per ridurre i divari di genere su occupazione e salari
Bruno Marrone
“La parità di genere è una priorità fondamentale. Nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza è previsto un incremento della presenza femminile in posizioni apicali, non solo nel settore pubblico, ma anche con un incentivo alle aziende private affinché seguano la stessa direzione. Il divario salariale di genere è un’altra questione cruciale, purtroppo l’Italia è tra i Paesi europei più arretrati in questo ambito. Si stima che circa il 30% delle donne non disponga di un conto corrente personale; in alcuni casi, anche se lavorano, utilizzano un conto cointestato con il marito o il compagno, il che spesso limita la loro autonomia finanziaria”.
Elena Murelli (Lega), segretario di presidenza del Senato della Repubblica, lo ha reso noto nel corso del Cnpr Forum ‘Gender Gap, alle donne solo il 17% dei posti ai vertici aziendali’, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca.

“A tal proposito, ho presentato un disegno di legge che mira a promuovere l’indipendenza economica delle donne – ha aggiunto Murelli -, e mi auguro venga presto calendarizzato in Commissione Finanze. Inoltre, è essenziale che le donne che scelgono di formare una famiglia non siano penalizzate nella loro carriera. Il Governo sta lavorando per agevolare il periodo della maternità, evitando che le donne siano costrette a rinunciare al proprio lavoro per crescere i figli.
Un altro tema rilevante è il ruolo dei padri: nella scorsa Legge di Bilancio abbiamo introdotto il bonus paternità, che consente ai papà di trascorrere più tempo a casa con i propri figli. Continueremo anche a sostenere il bonus asili nido e a incentivare strutture che offrano orari flessibili e servizi pensati per supportare le giovani madri, affinché possano conciliare vita familiare e professionale”.
Sul buon lavoro dell’esecutivo è intervenuta anche Chiara Tenerini (Forza Italia): “Il Governo sta registrando un incremento del livello di occupazione, il più alto degli ultimi vent’anni, con risultati positivi sia nell’occupazione giovanile che in quella femminile. Tuttavia, i ruoli dirigenziali, sia nelle aziende pubbliche che private, continuano ad essere dominati dagli uomini, con le posizioni di vertice nelle grandi aziende quasi esclusivamente riservate a loro.

Non sono una sostenitrice delle quote di genere in nessun ambito, nemmeno in politica, perché ritengo che queste misure finiscano per suggerire una necessità di tutela che non dovrebbe esistere. Spesso si è fatto ricorso alle quote rosa per garantire la presenza femminile nelle liste elettorali o nel mondo del lavoro, senza una vera e propria valutazione meritocratica. Credo che sia necessario abbandonare questo criterio e puntare su un cambiamento culturale che non è avvenuto completamente.
Per superare queste dinamiche, è fondamentale avviare un’inversione culturale a partire dall’educazione nelle scuole primarie, se non addirittura dall’infanzia, affinché il rispetto della parità di genere diventi un valore fondante per le nuove generazioni. Questo è il primo passo per costruire una società più equa e meritocratica”.
Secondo Alessandra Maiorino (M5s) “il numero di donne nel mercato del lavoro non è in crescita, contrariamente a quanto si sostiene. L’Italia è fanalino di coda in Europa per quanto riguarda l’occupazione femminile, con differenze significative tra Nord e Sud. La situazione è particolarmente critica nel Meridione, dove oltre la metà delle donne è disoccupata o non dichiara di lavorare, suggerendo anche un problema di lavoro sommerso.

Inoltre, siamo ultimi in classifica per la presenza femminile in ruoli apicali, nonostante le donne siano mediamente più istruite e qualificate rispetto ai colleghi uomini. Questo indica un chiaro problema di discriminazione di genere nel mondo del lavoro, e finora nessun governo è riuscito a implementare misure efficaci per affrontarlo. Stiamo rischiando non solo un ‘inverno demografico’ ma una vera e propria ‘glaciazione’ sul fronte della natalità.
Le quote di genere, che tutelano entrambi i sessi, hanno dimostrato di essere efficaci senza compromettere il merito. Il vero problema risiede nel mancato riconoscimento del merito femminile, con le donne spesso scavalcate da colleghi uomini, soprattutto a causa di un sistema di cooptazione maschile che favorisce la promozione all’interno di circoli chiusi.
Simona Malpezzi (Pd) ha messo in evidenza che “ancora oggi, molte donne incontrano grandi difficoltà nel guidare processi decisionali, a causa del carico di cura familiare che spesso interrompe e frammenta il loro percorso lavorativo. Le quote di genere stanno contribuendo a superare le barriere di una società che non è mai stata a misura di donna.

Ritengo fondamentale insistere sul congedo di maternità e paternità obbligatorio e paritario: questo strumento può favorire l’elaborazione della costruzione di una società più equa sia per le donne che per gli uomini, poiché la mancanza di supporto in quest’area rappresenta una delle principali limitazioni per le donne.
Le aziende hanno un ruolo cruciale da svolgere e molte imprese stanno già facendo passi avanti, sperimentando congedi estesi anche per i padri e implementando un welfare aziendale di qualità. Queste iniziative, particolarmente apprezzate, meritano di essere riconosciute in maniera evidente e incentivate, non solo a livello economico ma anche reputazionale, per creare un effetto positivo che possa spingere anche altre realtà produttive a seguire l’esempio e contribuire a una società più inclusiva”.
*Libero Quotidiano