IL PARERE DEGLI ESPERTI
Al Cnpr Forum della Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili l’analisi delle politiche tributarie dell’esecutivo: «Servono misure più incisive»
Bruno Marrone
“La riapertura dei termini del ‘Concordato preventivo biennale’ al 12 dicembre non sta dando i risultati auspicati. Non raggiungeremo gli importi stabiliti dal governo. Meglio sarebbe stato prevedere la riapertura dei termini per tutti e non solo per chi aveva presentato la dichiarazione entro il 31 ottobre. La legge di bilancio 2025 ha delle note sicuramente positive come il mantenimento del taglio del cuneo fiscale portandolo a regime e la riduzione delle aliquote Irpef. Si parla di ridurre l’aliquota del secondo scaglione e ciò creerebbe qualche risparmio in più.
Purtroppo non ci sono tante risorse e non prevede grandi interventi per il rilancio dell’economia del Paese. In tasca ai cittadini rimarranno meno soldi da spendere per i consumi. Ci aspettiamo misure più incisive per la ripresa economica. L’invio di oltre 700mila pec da parte dell’Agenzia delle Entrate ai contribuenti sostenendo che il loro reddito è inferiore a quello dei loro dipendenti si va ad aggiungere agli oltre due milioni di pec inviate giorni fa per sollecitare l’adesione al ‘Concordato preventivo biennale’.
Riteniamo che queste pec siano inopportune, considerate dai contribuenti quasi come delle minacce. Ci sono svariati motivi per cui un contribuente, un imprenditore, un professionista possa avere redditi inferiori a un proprio dipendente del settore. C’è molta precarietà nel mondo delle partite iva, specie quelle piccole. Molti lavoratori sono costretti a reinventarsi con il lavoro autonomo per mancanza a causa della crisi occupazionale”.
Lo ha dichiarato Marco Cuchel, presidente dell’Associazione Nazionale Comunicazione, nel corso del Cnpr forum speciale, promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca, che ha puntato i riflettori sul convegno di Anc “Obiettivo Futuro 2024”, che si è svolto a Pisa.
“Nel mese di settembre il Mef ha rilasciato ai comuni il software per l’introduzione delle nuove aliquote e agevolazioni per armonizzare la giungla di detrazione in materia Imu. Ciò prevedeva – ha aggiunto Cuchel – anche l’approvazione dei comuni, le relative delibere di approvazione entro il 15 ottobre, ma non tutti ci sono riusciti. Questo determinerebbe un danno per i contribuenti perché questi comuni dovranno applicare l’aliquota ordinaria. Chiediamo un intervento del governo per posticipare i termini per evitare disparità a danno dei cittadini.
Secondo Marcella Caradonna, numero uno dei commercialisti e degli esperti contabili di Milano: “La legge di bilancio ha luci e ombre. Noi siamo tecnici e non politici, parliamo di redistribuzione di risorse tra le varie categorie di reddito. Siamo abituati a sorprese nel work in progress e valuteremo nel tempo gli effetti di queste scelte politiche. La riapertura dei termini del ‘concordato preventivo’ senza modifiche sostanziali non ha rimosso i problemi per cui c’era stata scarsa adesione. Avrebbero dovuto essere fatte modifiche badando anche ai conti della Ragioneria dello Stato”.
Per Giovanni Battista Calì, presidente dell’Odcec di Roma: “Il ‘concordato’ non decolla perché c’è stato poco tempo per metabolizzarlo e perché è una norma molto complessa con problemi interpretativi irrisolti. I commercialisti l’avevano detto e questo è il risultato cui siamo arrivati. La legge di bilancio viaggia sullo stesso binario. Tutta la manovra si regge sulla conferma di provvedimenti già adottati in passato e giustamente riconfermati come il cuneo fiscale. Ma sul tema delle semplificazioni e delle detrazioni c’è poco. L’invio delle centinaia di migliaia di pec ai contribuenti crea terrore che allo stato non ci si aspetterebbe”.
Marco Natali, presidente Fondoprofessioni, dal canto suo, ha sostenuto che “la logica del ‘concordato’ è quella di determinare preventivamente il reddito ma per il 2025, che visto l’andamento economico ha incrementi di reddito non indifferenti, chi si fida a impegnare le risorse del 2025 per pagare imposte su ricavi che sono incerti? I rischi di pagare imposte su redditi non percepiti è altissimo. Con la legge di bilancio si doveva osare di più, ma la coperta è corta. Poi, riscontriamo un’aggressività enorme dell’Agenzia delle Entrate nei confronti dei contribuenti per recuperare risorse fresche. Avrebbero potuto fare di più, rottamando ad esempio gli avvisi bonari”.
Giuliano Mandolesi, commercialista e giornalista economico ha evidenziato: “Era presumibile che il ‘concordato’ non avesse un livello di adesioni adeguato. I contribuenti non se la sono sentita di scommettere sul 2025 visti i trascorsi di crisi economiche, guerre e crisi energetiche. La proroga andava aperta a tutti, anche a chi non ha aderito entro ottobre. La legge di bilancio ha obiettivi lineari e plausibili come la riduzione della pressione fiscale sul ceto medio e la rimodulazione delle detrazioni fiscali. Ma la metodologia applicata è controversa e complessa. Ho parlato di incontinenza epistolare da parte dell’Agenzia delle Entrate per la valanga di pec inviate ai contribuenti. Lettere mal tarate e di dubbio gusto e tecnicismo. La teoria del minimo settoriale non è nel nostro sistema tributario”.
Claudio Siciliotti, past president del Cndcec, ha ribadito che “il ‘concordato’ preventivo sta andando al di sotto delle attese. Fare queste scelte alla fine dell’anno è intuibile che approfitterà di questa opportunità chi ci guadagna. Arriveranno risorse immediate ma si rinuncia a incassare di più. La legge di bilancio è dettata dalle esigenze, la coperta è sempre corta e dovremmo sdoganare parole come ‘sacrifici’ dando una prospettiva al Paese non vivendo solo di presente. Serve una visione di lungo periodo. Sulle pec inviate dall’Agenzia delle Entrate ai contribuenti è la testimonianza che le cose non stanno andando come si immaginava. Il fisco non deve essere amico, deve essere equo”.
* Libero