“La legge di bilancio ha luci e ombre. Noi siamo tecnici e non politici, parliamo di redistribuzione di risorse tra le varie categorie di reddito. Siamo abituati a sorprese nel work in progress e valuteremo nel tempo gli effetti di queste scelte politiche. La riapertura dei termini del concordato preventivo senza modifiche sostanziali non ha rimosso i problemi per cui c’era stata scarsa adesione. Avrebbero dovuto essere fatte modifiche badando anche ai conti della Ragioneria dello Stato”. Lo ha dichiarato Marcella Caradonna, numero uno dei commercialisti e gli esperti contabili di Milano, nel corso del Cnpr Forum dedicato all’evento promosso di Anc “Obiettivo Futuro 2024”.
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Concorde Giovanni Battista Calì, presidente dell’Odcec di Roma “Il concordato non decolla perché c’è stato poco tempo per metabolizzarlo e perché è una norma molto complessa con problemi interpretativi irrisolti. I commercialisti l’avevano detto e questo è il risultato cui siamo arrivati. La legge di bilancio viaggia sullo stesso binario. Tutta la manovra si regge sulla conferma di provvedimenti già adottati in passato e giustamente riconfermati come il cuneo fiscale. Ma sul tema delle semplificazioni e delle detrazioni c’è poco”.
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Perplessità sono state espresse anche dal parlamentare Andrea De Bertoldi: “Il concordato preventivo biennale non è stato ben calibrato. Devono essere presi degli accorgimenti se vogliamo protrarlo nei prossimi anni. Ancora adesso abbiamo un’ulteriore scadenza che alcuni interpretano come una minaccia. Non è questo il modo di fare fisco. La legge di bilancio, soprattutto per motivi di budget, fa difficoltà a centrare gli obiettivi che vorrebbe raggiungere. Si dovrebbe puntare a far crescere di più il pil”.
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Per Emiliano Fenu capogruppo del M5s in Commissione Finanze a Montecitorio è paradossale che “a ridosso di Natale arrivano anche 700mila lettere alle partite iva che ‘impongono’ l’adesione al concordato minacciando accertamenti. Mentre le grandi aziende, che riescono a programmare il loro futuro, hanno già aderito magari risparmiando risorse conoscendo già il loro futuro fiscale. Così si penalizzano i più piccoli”.
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Tanti i dubbi sul concordato espressi da Marco Natali, presidente Fondoprofessioni: “La logica è quella di determinare preventivamente il reddito ma per il 2025, che visto l’andamento economico ha incrementi di reddito non indifferenti, chi si fida a impegnare le risorse del 2025 per pagare imposte su ricavi che sono incerti? I rischi di pagare imposte su redditi non percepiti è altissimo”.
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Secondo Giuliano Mandolesi (commercialista e giornalista economico): “Era presumibile che il concordato non avesse un livello di adesioni adeguato. I contribuenti non se la sono sentita di scommettere sul 2025. Ho parlato di incontinenza epistolare da parte dell’Agenzia delle Entrate per la valanga di pec inviate ai contribuenti. Lettere mal tarate e di dubbio gusto e tecnicismo. La teoria del minimo settoriale non è nel nostro sistema tributario”.
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Non fa sconti Claudio Siciliotti (past president del Cndcec): “Il concordato preventivo sta andando al di sotto delle attese. Fare queste scelte alla fine dell’anno è intuibile che approfitterà di questa opportunità chi ci guadagna. Arriveranno risorse immediate ma si rinuncia a incassare di più. La legge di bilancio è dettata dalle esigenze, la coperta è sempre corta e dovremmo sdoganare parole come ‘sacrifici’ dando una prospettiva al Paese non vivendo solo di presente. Serve una visione di lungo periodo”.
* ItaliaOggi