La necessità di favorire e promuovere l’educazione previdenziale

Gli approfondimenti sulla previdenza di PAOLO LONGONI

In Italia risultano circa 18 milioni di pensioni attive, erogate dalle diverse forme di previdenza; fra queste, circa 6,4 milioni sono inferiori ai 1.000 euro; mentre risultano 8,3 milioni di iscritti alle forme di previdenza complementare, a fronte di circa 23 milioni di lavoratori attivi.

Per chi si occupa di previdenza ed esamina il panorama della platea dei soggetti in attesa di una prestazione pensionistica, vicina o lontana nel tempo, appare immediatamente come la grandissima parte di questi sia del tutto priva di alfabetizzazione previdenziale.

L’obiettivo che dovrebbe essere primario, per gli enti previdenziali pubblici e per le Casse private, nonché per lo Stato in generale, è di ricercare modalità, anche innovative, per favorire la crescita della conoscenza della materia previdenziale, soprattutto per i più giovani.

Ciò perché è importante che soprattutto i più giovani siano adeguatamente consapevoli ed informati dell’impatto, in termini di sostenibilità, che le loro decisioni economiche possono avere sul futuro benessere individuale e su quello collettivo della società.

Il filo conduttore del piano di educazione previdenziale dovrebbe muoversi su almeno quattro temi principali:

  • Aumentare la responsabilità individuale con riguardo alla pianificazione previdenziale durante tutta la vita lavorativa;
  • Acquisire consapevolezza che il percorso previdenziale è di lungo termine, e che chi oggi è più giovane risentirà maggiormente delle modifiche recenti al sistema;
  • Promuovere il benessere finanziario del futuro;
  • Maturare la convinzione che l’importo della pensione diventa sempre più incerto e che è dunque importante integrare la pensione di base.

Ecco dunque che emerge la necessità di investire nella formazione, soprattutto giovanile sui temi della previdenza e dell’educazione finanziaria.

Una delle idee che sono emerse durante i lavori della commissione promossa dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, cui hanno partecipato anche le Università e le parti sociali è quella di sfruttare i canali di comunicazione più vicini ai giovani, ad esempio i social network e le community su internet.

La creazione di community potrebbe diventare la base per una divulgazione pratica ed immediata nei confronti dei destinatari, gestita da team specializzati ma anche da professionisti della comunicazione ed in connessione con giovani che si occupano di diritto del lavoro e di economia finanziaria.

Lo schema che potrebbe essere applicato, anche da singole comunità intermedie come le Casse di Previdenza dei professionisti, è organizzare dibattiti con personaggi pubblici ed esperti sui temi della previdenza sociale; svolgere analisi sotto il profilo della finanza personale; far emergere esempi e riferimenti ai comportamenti virtuosi in materia previdenziale; organizzare eventi e workshop che incentivino simulazioni e scambi di idee in merito alla previdenza ed alle possibilità di strumenti previdenziali integrativi.

Il tutto ispirato al motto che enunciò Pierre Michel Audiard (regista e scenografo francese del secolo scorso): “La pensione bisogna prenderla da giovani, ma soprattutto bisogna prenderla da vivi; e non è nelle possibilità di tutti”.

Ognuno dei quattro punti sopra enunciati può essere declinato in ulteriore dettaglio: ma il tema principale che deve ispirare la spinta verso la corretta conoscenza e cultura previdenziale è che la prestazione che si percepirà in terza età è diretta funzione del risparmio previdenziale accantonato durante la vita attiva.

E che interessarsi della propria pensione soltanto quando si avvicina il momento della quiescenza è inutile e non porta a miglioramenti significativi della prestazione.

Reviews

Related Articles