BOLOGNA – Una strana impronta in cui si vedono nettamente tre piccoli pallini, ad una distanza molto ravvicinata, quasi a disegnare un piccolo triangolo: è un segno, molto particolare, che era impressa su una gamba di Chiara Poggi, la 26enne uccisa il 13 agosto 2007 a Garlasco nella villetta in cui abitava in via Pascoli. Che cosa ha provocato quell’impronta? Non è mai stato chiarito. Il consulente della Procura che al tempo redasse la consulenza sulla scena del crimine e sulla dinamica dell’omicidio – Marco Ballardini – parlò di un’impronta impressa forse da un tacco, forse dalla punta di una scarpa. Ma un ora un esperto di Medicina legale, che insegna ad un master dell’Università Federico II di Napoli, sostiene che secondo lui non può trattarsi di una scarpa o di un tacco, perchè l’impronta visivamente sarebbe diversa. Si chiama Mario Bacco: secondo lui, che ha studiato le fotografie scattate al corpo, quello strano segno è compatibile con l’impronta del piedino di una stampella. E tra l’altro altri segni di quel tipo, intersecati tra loro e meno evidenti, erano stai ritrovati anche tra le tracce di sangue rilevate sul pavimento del soggiorno di casa Poggi. Ad avanzare questa ipotesi è appunto Bacco, professore di Medicina legale, che ne ha parlato in una lunga intervista in esclusiva al settimanale Giallo in edicola questa settimana. Ma perchè parlare di stampelle? C’era una persona, a Garlasco, che in quei giorni camminava accompagnata da una stampella, ed era una delle due cugine di Chiara Poggi, Paola Cappa. La donna, si tenga presente, non è indagata, così come non lo è la sorella gemella Stefania.
Di entrambe, però, si è molto parlato negli ultimi mesi, dopo la riapertura delle indagini con l’iscrizione nel registro degli indagati (per la terza volta) di Andrea Sempio, amico di Marco Poggi, fratello della vittima. Oggi hanno 41 anni, all’epoca del delitto ne avevano 23. Delle sorelle Cappa, di cui del resto si parlò moltissimo già in quella lontana estate del 2007 in cui venne uccisa Chiara Poggi (quando confezionarono quel balordo fotomontaggio con la vittima a cui colorarono il vestito di rosso e facevano di tutto per farsi intervistare), si è riparlato molto ultimamente per diverse ragioni.
Le foto pubblicate dal settimanale Giallo
I VOCALI DI PAOLA CAPPA
Intanto, per una serie di messaggi vocali che Paola Cappa (186 in tutto) ha inviato nei mesi scorsi a Francesco Chiesa Soprani, ex agente televisivo: messaggi in cui ha parlato in lungo e in largo del delitto (e ha detto anche che un giorno dirà “tutto tutto tutto”, ma solo in cambio di moltissimi soldi) e anche della sorella Stefania, descrivendola come tuttora capace di andare nel panico appena si riparla di quei giorni e viene invocata una pista alternativa a quella che vede Alberto Stasi, allora fidanzato di Chiara Poggi, condannato nel 2015 in via definitiva per il delitto. Non solo.
IL TESTIMONE DELLE IENE E LE ARMI NEL CANALE
Di Stefania Cappa si è riparlato anche per le parole dette da un testimone intervistato dalle Iene (che poi è uscito dall’anonimato e si chiama Gianni Bruscagin), che ha riferito la testimonianza di una donna che, 18 anni fa, disse di aver visto la ragazza, proprio quel 13 agosto, entrare nella casa della sua nonna, accanto al canale di Tromello, con una borsa contenente oggetti pesanti, forse attrezzi. E caso strano un martello e altri attrezzi sono stati ritrovati sul fondo del canale di Tromello che il mese scorso è stato scandagliato dai Vigili del fuoco su mandato della Procura di Pavia. L’arma del delitto, va ricordato, non venne mai trovata o identificata. Si parlò a lungo di un attizzatoio da camino, oppure di un martello.Sempre a proposito di Stefania Cappa, poi, si è riparlato ricordando la testimonianza di Muschitta, operaio in servizio la mattina del delitto, che mise a verbale di averla vista in bicicletta vicino alla casa di Chiara Poggi, salvo poi ritrattare tutto (al termine della deposizione durata tre ore) e dire che si era inventato tutto. Un mistero. Al padre disse, intercettato, di averlo fatto perchè i Carabinieri lo avevano convinto che era meglio così.
LA PISTA DEL SANTUARIO DELLA BOZZOLA
Le gemelle Cappa, poi, sono state evocate anche da parte di chi sostiene la pista legata al Santuario della Bozzola, perchè è stato ricordato che il romeno latitante disse che ai festini partecipavano loro due, ma anche Andrea Sempio e Michele Bertani, il giovane di Garlasco, coetaneo di Sempio, che si uccise impiccandosi nella primavera del 2016. Son tutte letture che propendono per la presenza di più persona sulla scena del crimine, nella villetta dei Poggi in via Pascoli. Forse due, forse tre persone. È possibile che la famiglia Cappa c’entri con il delitto? Al momento si tratta di dicerie e nulla più. Ipotesi su ipotesi , racconti, suggestioni (come quanto raccontato dalla mamma di Sempio alle Iene, ovvero che ci fosse una donna che avrebbe visto Chiara Poggi litigare con Stefania proprio il giorno prima del delitto), che però non sono suffragati da elementi di prova. Tra le coincidenze e stranezze ricordate negli ultimi tempi – dove ogni cosa che riguarda Garlasco sembra catturare l’attenzione di media e social come se non fossero davvero passati 18 anni e non ci fosse un colpevole acclarato in carcere – c’è anche ad esempio il tentativo di suicidio di Paola Poggi (che sarebbe avvenuto appena due giorni prima dell’omicidio di Chiara), una telefonata che Stefania cappa dice di aver fatto a casa Poggi (ma di cui non c’è traccia) o il fatto che le suole a pallini lasciate nel sangue sulla scena del delitto potrebbero non essere state lasciate da una scarpa Frau (come disse anni fa il consulente) ma da una scarpetta tipo Sneakers molto in voga all’epoca e molto somigliante alle Golden Goose.
IL DNA
Alle sorelle Paola e Stefania Cappa verrà prelevato il Dna, così come ad altre persone che al tempo erano ragazzi di Garlasco (ad esempio agli altri amici di Marco Poggi, Mattia Capra, Roberto Freddi e Alessandro Biasibetti), al fine di comparare il Dna ritrovato sulla scena del delitto nel corso dell’incidente probatorio disposto dal giudice e fissato per martedì, 17 giugno. L’incidente probatorio dovrà verificare se il Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi, che secondo la Procura dopo una serie di analisi fatte con tecnologie all’avanguardia risulta compatibile con quello di Sempio, sia veramente utilizzabile e attribuibile a lui. Sotto le unghie, poi, sarebbe emerso anche un altro Dna che al momento è classificato come ‘ignoto 2’ e che gli inquirenti sperano di poter attribuire a qualcuno.
L’IMPRONTA DELLA STAMPELLA
Ecco cosa dice Bacco nell’intervista a Giallo: “Quella ferita isolata sulla gamba di Chiara Poggi, dalla forma così geometrica, può essere compatibile con pallini antiscivolo. Sicuramente è stata provocata da un colpo inferto mentre la povera vittima era già a terra, non tanto per spingerla, quanto per infierire, come segno netto di disprezzo”. E prosegue spiegando che è una ferita legata al momento dell’omicidio: “È sicuramente stata fatta a ridosso o subito dopo: quando si rompono i capillari e fuoriesce il sangue, si forma subito un livido importante, perchè il sangue scorre. ma in questo caso si nota un arresto del processo perchè il sangue è stato bloccato dalla morte”.Che si trattasse di un segno di calpestamento aveva parlato già il consulente dell’epoca, Marco Ballardini, che aveva scritto questo: “La lesione ecchimotica escoriata localizzata al terzo medio, faccia anteriore della coscia sinistra di Chiara sembra assumere un carattere ‘figurato’, corrispondente a un calpestamento violento mediato dal tacco e dalla punta di una scarpa”.
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