La sanità diventa privilegio

Due milioni di persone senza cure per motivi economici

L’argomento al centro del webinar organizzato da Cassa ragionieri ed esperti contabili

di Mattia Grieco

Dati recenti, diffusi dall’INAPP, dicono che nel 2024 più di 2 milioni di cittadini hanno rinunciato a visite o cure per motivi economici, e a questo si aggiungono le rinunce dovute alle liste d’attesa. Il dato si aggrava in percentuale per i malati cronici.

Sulla necessità di mettere in campo azioni urgenti per ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle cure e per rafforzare la fiducia nel nostro sistema sanitario si è discusso nel corso del Cnpr forum promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili presieduta da Luigi Pagliuca che ha visto protagonisti: Antonio Misiani (Pd), vicepresidente della Commissione Bilancio a Palazzo Madama; Andrea Mascaretti (FdI), vicepresidente della Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale; Mauro Del Barba (Iv), segretario Commissione Finanze a Montecitorio; Alessandro Cattaneo, deputato di Forza Italia nella Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Nel corso del dibattito, moderato da Anna Maria Belforte, il punto di vista dei professionisti è stato illustrato da Mario Chiappuella, commercialista e revisore legale dell’Odcec di Massa Carrara: “Frammentazione tra regioni, disparità di servizi, difficoltà nello scambio dei dati e migrazione sanitaria è questa oggi la fotografia della sanità regionalizzata. E’ necessario ripensare a un sistema più armonico e unitario di gestione delle prestazioni per arginare il costante aumento del numero di italiani che rinunciano alle cure per motivi economici e per le interminabili liste d’attesa”.

Le conclusioni sono state affidate a Paolo Longoni consigliere dell’Istituto nazionale esperti contabili: “La sanità pubblica è un diritto costituzionalmente tutelato e merita un approccio serio, fatto di idee e programmi concreti, non di polemiche sul passato.

Il modello regionale introdotto nel 1978 può restare, ma necessita di un profondo perfezionamento nella pratica dell’erogazione dei servizi. Non basta aumentare i fondi: serve una progettualità capace di tradurre davvero il principio della medicina territoriale, superando l’impostazione legata alla sola figura del medico di base.

Occorre ripensare il reclutamento del personale sanitario, migliorandone anche il trattamento economico, per garantire un sistema moderno, efficiente e in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini. Solo così sarà possibile ridare fiducia ai cittadini, contrastare le disuguaglianze territoriali e rafforzare un welfare che rappresenta ancora uno dei pilastri fondamentali della nostra democrazia”.

* ItaliaOggi

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