Effetto energia sulla manovra

La prima manovra di bilancio del governo Meloni è stata fortemente condizionata dall’emergenza del caro energia cha sta colpendo imprese e famiglie italiane. Una circostanza che ha riaperto il dibattito in Italia su come perseguire l’autonomia energetica tra chi sostiene le fonti rinnovabili e chi sceglie di puntare su gas e nucleare. Sono i temi che hanno caratterizzato il webinar “Fisco cosa cambia con il nuovo governo per imprese e cittadini: la ‘pace’ è vicina?” promosso dalla Cassa di previdenza dei ragionieri e degli esperti contabili, presieduta da Luigi Pagliuca, che ha visto protagonisti i parlamentari della Commissione Finanze a Montecitorio: Andrea De Bertoldi (Fratelli d’Italia), Francesco Emilio Borrelli (Europa Verde), Laura Cavandoli (Lega) ed Emiliano Fenu (M5s).

La posizione dei professionisti è stata espressa da Pasqua Borracci (commercialista e revisore dei conti dell’Odcec di Bari): “Il governo ha introdotto una tassa al 35% sugli extra profitti delle compagnie energetiche da destinare ai clienti finali che ne hanno sostenuto gli aumenti. Finora poche aziende hanno effettuato i pagamenti e molte hanno presentato il ricorso ritenendo anticostituzionale la decisione. Ricorsi che sono stati dichiarati inammissibili dal Tar Lazio per difetto di giurisdizione. Questa situazione continua ad alimentare incertezze dopo che il governo, nella manovra economica, ha anche aumentato la percentuale uniformandosi al regolamento dell’Unione Europea che indica una misura non inferiore al 33 per cento”.

Secondo Paolo Longoni (consigliere d’amministrazione della Cnpr) “a proposito degli extra profitti il mio ragionamento è: se il maggior costo dell’energia che arriva ai cittadini deriva dai maggiori costi che i somministratori di energia sostengono per approvvigionarsi, si dovrebbe trattare di un semplice ribaltamento di questi costi. Invece si tassano gli extra profitti senza che ciò voglia dire alleviare la spesa delle famiglie e i costi delle imprese. Ciò significa che c’è un peccato di vigilanza anche perché parliamo di operatori che lavorano in ambito di tariffe vigilate. Anche in questa nuova legislatura la parola semplificazione è tornata come un mantra. A partire dal 2012 il Parlamento ogni anno ha emanato una norma che si intitola Decreto Semplificazioni. Ebbene le semplificazioni reali sono ancora troppo poche, ammesso che quelle adottate siano da considerare tali. In merito agli investimenti delle Casse di previdenza, se si vuole liberare la loro capacità di investire anche nell’economia reale, bisogna limitare i controlli pervasivi, asfissianti e burocratici che affliggono gli enti previdenziali”.

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