Per il cantiere previdenza atteso il riavvio a gennaio

Riaprire subito a gennaio il confronto sulle nuove regole per l’accesso alla pensione. E far partire le Commissioni di studio sui lavori gravosi e sulla separazione tra previdenza e assistenza, realizzando immediatamente le misure capaci di restituire equità al sistema, in particolare alle donne e ai giovani. Sono le richieste a inizio anno della Cisl, formulate ieri dal segretario confederale, Ignazio Ganga. Se i tempi della verifica di governo non monopolizzeranno il dibattito, già dalle prossime settimane il cantiere della previdenza potrebbe riprendere a lavorare. L’obiettivo è cominciare a studiare una soluzione per superare lo “scalone” che si creerà tra fine 2021 e inizio 2022, quando termineranno i tré anni della ” Quota 100″, la riforma voluta dall’ex governo giallo-verde. Già circolano le ipotesi, come quella di lasciare la quota, ma alzano il requisito dell’età, che verrebbe portato a 64 anni con 36 anni di contributi (oggi sono 62+38) e calcolando l’assegno in versione esclusivamente contributiva. Anche il Cnel potrebbe essere della partita, dopo che il presidente Tiziano Treu ha radunato un gruppo di tecnici (si insedierà a giorni) composto da Alberto Brambilla, Angelo Pandolfo, Cesare Damiano, Marco Leonardi, Michele Raitano e Michele Paioli. Secondo Ganga, bene ha fatto il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, intervistato sul Corsera, a confermare che ” Quota 100 ” arriverà alla sua scadenza naturale. «Ci auguriamo – ha aggiunto Ganga con un riferimento a Iv e al Pd – che l’attacco giornaliero contro la predetta misura, all’intemo della stessa maggioranza, venga a finire», perché a metterla in discussione «in realtà si compie un attacco contro i lavoratori e le lavoratrici, creando incertezza e confusione e aumentando, paradossalmente, la voglia di andare in pensione anche in quelli che non ci pensano. Le economie realizzate dalla misura previdenziale, inoltre, certificano appieno la sua sostenibilità; se mai, quel che non va bene è che i risparmi non vengano reinvestiti nella previdenza per realizzare un progetto che restituisca ai lavoratori flessibilità in uscita dal mercato del lavoro ed ai pensionati l’attesa rivalutazione dei trattamenti. Anche perché nel dibattito – ha proseguito Ganga sfugge che l’eta media di quelli che hanno usato “Quota 100” è ben superiore ai 62 anni. Sovente riaffiora, inoltre, la contrapposizione con il futuro dei giovani: altro ragionamento non corretto». Mspetto alla questione fiscale, la Cisl ribadisce poi che «il taglio del cuneo fiscale è importante e delicato. Per questo è opportuno aprire un confronto serio con il governo sulle modalità di redistribuzione del cuneo, sapendo che ci saremmo aspettati di più nel 2020 e che le risorse previste per il 2021 sono insufficienti»

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