Congedo mestruale: cosa propongono i giovani e in quali Stati già esiste

ROMA – Congedo mestruale in tutte le scuole. È la richiesta portata avanti dagli studenti e dalle studentesse del Lazio, che hanno chiesto ai loro istituti di seguire l’esempio del liceo artistico ‘Nervi-Severini’ di Ravenna, dove la procedura è stata attivata per la prima volta in Italia. Se quindi aziende e istituzioni ancora stentano a riconoscere il congedo mestruale, a portare avanti la battaglia per i diritti delle donne sono gli adolescenti italiani. Ragazzi e ragazze, che insieme chiedono un riconoscimento maggiore per le donne che soffrono di disturbi legati ai dolori mestruali. 

COSA CHIEDONO I GIOVANI  

Il modello approvato dal liceo Nervi di Ravenna, e rilanciato dalla Rete Studenti Medi del Lazio, è quello di permettere a chi ha un disturbi che comportano forti dolori associati al ciclo come vulvodinia, endometriosi o dismenorrea (certificati dal medico) di potersi assentare due giorni al mese. Le assenze, giustificate regolarmente dai genitori, non verrebbero però contate alla fine dell’anno. Chi soffre dI patologie che non consentono di frequentare tutte le lezioni in presenza, potrebbe così godere di un piccolo beneficio per non rischiare eventuali bocciature. Per poter accedere all’anno successivo, infatti ( o all’esame di maturità), gli studenti devono frequentare almeno i tre quarti dell’orario annuale. Ma le scuole possono stabilire, per casi eccezionali, “motivate e straordinarie deroghe al suddetto limite”.

Per chi non ha invece patologie certificate, il modello proposto dai giovani prevede comunque la possibilità di presentare un certificato medico solo nel caso di dolori particolarmente forti. Anche in questo caso, l’assenza non verrebbe conteggiata alla fine dell’anno. 

IL CONGEDO MESTRUALE IN ITALIA 

In Italia, la proposta di legge per normare il congedo mestruale è stata portata avanti nel 2016 da quattro parlamentari del Pd. Secondo i dati presentati alla Camera dalle deputate Romina Mura, Daniela Sbrollini, Maria Iacono e Simonetta Rubinato, dal 60 al 90% delle donne soffre durante il ciclo mestruale. Un disturbo che porta a un assenteismo dal 13 al 51% a scuola e dal 5 al 15% sul lavoro. 

La proposta del Pd avrebbe permesso alle donne di assentarsi al massimo tre giorni al mese durante il ciclo, presentando un certificato medico. Nei giorni di assenza, le donne avrebbero continuando a percepire il 100% della retribuzione giornaliera. Ma il disegno di legge non è passato

IL CONGEDO MESTRUALE NEL RESTO DEL MONDO

Quest’anno si è tornati a parlare di congedo mestruale perchè in Spagna è stata approvata una legge che permette alle donne con un ciclo particolarmente doloroso, di assentarsi per al massimo tre giorni al mese. Anche in questo caso, il congedo verrebbe riconosciuto solo in caso di una sindrome accertata da un medico.  La norma, rientra nella più ampia “Legge Organica per la Tutela dei Diritti Sessuali e Riproduttivi e la Garanzia dell’Interruzione Volontaria della Gravidanza” . 

La Spagna è il primo Paese europeo a intervenire sul congedo mestruale. Nessun altro Stato ha una legge simile. In Asia, invece, sono diverse le nazioni all’avanguardia su questo tema, a partire dal Giappone, primo Stato al mondo a introdurre il congedo mestruale nel 1947. Subito dopo, anche la Corea del Sud (1953) ha previsto la possibilità di assentarsi uno o due giorni al mese durante il periodo del ciclo mestruale. 

Leggi sul congedo mestruale sono state approvate anche in Indonesia e a Taiwan. Anche in Cina, le lavoratrici che soffrono di dolori mestruali sono esentate dal lavoro per uno a due giorni, con certificato medico. Nel 2017, anche lo Zambia ha introdotto il  Mother’s Day, il giorno di riposo per le donne che hanno il ciclo mestruale. 

Al di fuori delle leggi nazionali, singole aziende europee o internazionali hanno comunque promosso il congedo mestruale.Come la l’inglese Coexist, l’americana Nike, l’indiana Zomato. In Italia, a introdurre il congedo mestruale è stata un’azienda veneziana: la Ormesani permette a tutte le donne di usufruire di un giorno al mese di riposo, senza bisogno di certificato medico. 

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