FdI vuole una commissione d’inchiesta sugli anni di piombo, allarmati i familiari delle vittime della strage di Bologna

BOLOGNA – La proposta di una commissione parlamentare di inchiesta sugli anni di piombo, arrivata in Parlamento su iniziativa di Fratelli d’Italia, preoccupa e non poco i parenti delle vittime della strage alla stazione di Bologna. L’ipotesi, il primo proponente è il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli affiancato da una serie di deputati, è di avviare una indagine "sulla violenza politica" negli anni ’70 e ’80.

E a Bologna "il timore è che ci si trovi di fronte all’ennesimo tentativo di sabotare le acquisizioni giudiziarie che si sono fatte in questi anni", dichiara Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime del 2 agosto, che già in passato ha più volte duellato con esponenti di FdI sulle piste alternative sulle cause dell’attentato che fece 85 morti e 200 feriti.

La vicenda della strage di Bologna, continua Bolognesi parlando alla ‘Dire’, ha "visto sentenze passate in giudicato sugli esecutori, sulla banda armata e sui depistaggi ed è approdata ad una sentenza di primo grado sui mandanti. Non vorrei che questa commissione servisse per ammorbidire certe situazioni e fare in modo che le acquisizioni giudiziarie già acquisite fossero o messe in discussione o attenuate nella loro portata politica".

LEGGI ANCHE: I parenti delle vittime della strage di Bologna: “Se il governo delle destre ostacolasse la verità, lo denunceremo”

LEPORE: "SIAMO PREOCCUPATI DALLA RICHIESTA DI FDI"

"Apprendiamo con preoccupazione l’intenzione di istituire una commissione d’inchiesta sulla violenza politica in Italia tra gli anni ’70 e ’80, proposta promossa dal vicepresidente della Camera Fabio Rampelli e altri esponenti di Fratelli d’Italia". Dopo le dichiarazioni dello stesso tenore rilasciate da Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto 1980, anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore non nasconde i propri timori sulla piega che potrebbero prendere le attività di questa commissione, al centro delle quali "ci sarebbe, secondo le ricostruzioni della stampa nazionale, la verità sulla strage del 2 agosto" alla stazione di Bologna.

Sul punto, Lepore tiene a ricordare che "le verità giudiziarie, in un Paese democratico, si scrivono nei Tribunali e attraverso le sentenze, che nel caso della strage di Bologna sono note da tempo. Anzi – aggiunge il primo cittadino – siamo in attesa proprio delle motivazioni dell’ultimo processo attorno ai mandanti e di nuovi processi dedicati a chi collaborò ad organizzare, sostenere ed eseguire l’attentato terroristico più sanguinoso della storia italiana".

Ecco perché, chiosa Lepore, "chiedo con profonda preoccupazione a tutti i parlamentari eletti, di ogni schieramento, di assumere una posizione chiara e netta in merito", perché "dopo 42 anni di morte, sofferenze, depistaggi e fragorosi silenzi, commissioni stragi lunghe decenni e sentenze chiare, le vittime e i loro familiari non si meritano che la politica cerchi nuovamente di entrare in un campo che non le compete, con pericolose e poco chiare intromissioni".

LA REPLICA DI FDI: "DA LEPORE SGRAMMATICATURA ISTITUZIONALE"

L’istituzione di una commissione di inchiesta "sulla violenta stagione politica che l’Italia visse tra gli anni ’70 e ’80" è "materia afferente il lavoro del Parlamento, non certo quello di un sindaco. Questo dovrebbe essere ben chiaro a Matteo Lepore che oggi, con l’ennesima sgrammaticatura istituzionale lancia un appello incomprensibile oltre che fuori luogo". Così Stefano Cavedagna, capogruppo di Fratelli d’Italia al Comune di Bologna, dopo l’intervento del primo cittadino che ha espresso preoccupazione per la proposta di commissione di inchiesta arrivata da Fdi che si teme possa spingersi a rimettere in discussione le verità acquisite nei tribunali sulla strage alla stazione di Bologna.

Fratelli d’Italia lo invita però a non occuparsi di questioni che non gli competono. "Se Lepore intende intervenire su questioni di competenza parlamentare può dimettersi dalla carica di sindaco e candidarsi. Certo è che continuando a preoccuparsi di questioni che esulano dalle sue competenze, anziché della situazione in cui versa Bologna, non deve poi sorprendersi se la sua credibilità, già precaria, scende ulteriormente. La nostra città – conclude Cavedagna in una nota – sta pagando un prezzo troppo alto per le ‘distrazioni’ del suo sindaco, per questo, la nostra città merita di venire amministrata da una guida più autorevole e credibile".
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