Si insedia il nuovo Csm. Mattarella: “Anni complessi ma l’indipendenza dei magistrati è un pilastro”

ROMA – Al Consiglio Superiore della Magistratura è tempo di presentazione dei nuovi componenti e di commiato degli uscenti. L’ultima consiliatura, scossa dalle turbolenze legate alla vicenda Palamara e allo scandalo nomine ai vertici delle Procure, è stata definita "complessa" dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel corso della cerimonia al Quirinale. Per il capo dello Stato, "gravi episodi l’hanno colpita. Ciononostante, grazie al contributo dei suoi componenti, il Csm ha cercato di superare le profonde tensioni prodotte da quelle vicende, per assicurare il corretto funzionamento degli uffici giudiziari"

Mattarella ha definito "particolarmente proficua l’azione del Consiglio durante l’emergenza pandemica, nel corso della quale ha sostenuto i dirigenti nella definizione di soluzioni organizzative in grado di garantire lo svolgimento dell’attività giudiziaria". E ha lodato "la diffusione delle buone prassi al fine di rendere più incisiva l’azione giudiziaria su tutto il territorio nazionale, con l’intento di dare impulso ai modelli organizzativi efficienti e, dunque, idonei a eliminare i divari nella risposta di giustizia".

Per il presidente della Repubblica, che è anche la massima carica del Csm, "i compiti che la Costituzione e la legge affidano al Csm sono volti ad assicurare l’indipendenza della magistratura, pilastro della nostra democrazia e garantita dalla Costituzione. Attraverso l’esercizio trasparente ed efficiente del governo autonomo il Consiglio Superiore deve garantire, nel modo migliore, l’autonomia e l’indipendenza della giurisdizione; e deve assicurare – ha aggiunto Mattarella – agli uffici giudiziari il miglior livello di professionalità dei magistrati, che svolgono con impegno e dedizione la loro attività anche in condizioni ambientali complesse e talvolta insidiose"

Mattarella ha concluso sottolineando che "la magistratura ha nei valori costituzionali, nel suo ambito e nella sua storia, le risorse per affrontare le difficoltà e per assicurare – con autorevolezza e credibilità – il rispetto della legalità indispensabile per la vita e la crescita civile della società".

IL DURO MESSAGGIO DI ERMINI

Anche il vicepresidente del Csm, David Ermini, nel suo messaggio durante la cerimonia ha ammesso: "Veniamo da anni davvero complicati, inutile negarlo. La consiliatura che oggi giunge al suo termine ha vissuto giorni drammatici, rischiando di essere travolta da pratiche e accordi di potere scandalosi. Sull’organo consiliare si è abbattuta l’onda lunga di degenerazioni e miserie etiche, in realtà risalenti nel tempo, che ha ingenerato una pesante crisi di fiducia nella magistratura alla quale abbiamo posto rimedio ma che in parte ancora stiamo pagando".

"Resta certamente l’amarezza personale – ha proseguito Ermini – per attacchi spesso gratuiti – e consentitemi qui di ringraziare in particolare mia moglie e i miei figli che mai ho sentito così vicini come nei momenti di maggior delusione, che mi hanno stimolato a reagire dandomi la forza di continuare a impegnarmi al servizio della collettività e a credere che il buon esempio sia il motore del cambiamento. Ma soprattutto resta l’orgoglio di aver salvaguardato la dignità di un’istituzione fondamentale dello Stato di diritto qual è il Consiglio, senza cedere alle pressioni di campagne mediatiche anche violente e pretestuose e alle ripetute richieste, non sempre disinteressate, di scioglimento anticipato, che in assenza di riforme si sarebbe rivelato inutile oltre che traumatico e funesto per la credibilità dell’organo e dell’intera magistratura"

Poi Ermini ha difeso la categoria: "La magistratura non è un potere malato. Non è un potere politicizzato. I magistrati italiani rendono quotidianamente giustizia ai cittadini, operando in strutture spesso inadeguate e in condizione di evidente carenza di organico e di risorse. Giudici e procuratori sono tenacemente in prima linea nella lotta alla criminalità organizzata, e se oggi plaudiamo al successo dell’operazione che ha portato all’arresto di Matteo Messina Denaro lo dobbiamo anche alla loro abnegazione e professionalità".

"A questa magistratura – ha proseguito il numero 2 del Csm – la società civile deve guardare con riconoscenza. Ciò non toglie che è necessario fare ammenda dei propri errori rinsaldando il rapporto di fiducia con i cittadini all’esito di una riflessione critica sulla responsabilità sociale del ruolo e della dignità della funzione di giustizia, che è funzione da declinare non come potere ma piuttosto come servizio, proteso ad assicurare la garanzia dei diritti. A soddisfare le attese – per citare un’espressione cara a Giorgio La Pira – della povera gente".

Per Ermini "l’istituzione ha retto, ha dimostrato di avere fondamenta solide, ha riacquistato gradualmente quella serenità che ha permesso di svolgere fino alla fine i propri compiti, primo tra tutti la tutela dell’autonomia e indipendenza della magistratura. Ma se questo risultato è stato possibile, lo dobbiamo principalmente a Lei, signor Presidente, a cui vanno i miei sentimenti di profonda stima e gratitudine per la saggezza con cui ci ha guidati, per la fiducia che ha riposto in noi, per il sostegno che mai è mancato", è l’omaggio a Mattarella. Il vicepresidente del Csm ha rivolto al capo dello Stato un sentito ringraziamento, ricambiato con l’elogio per aver "dimostrato alto senso delle istituzioni, nel condurre i lavori di questo Consiglio durante il suo percorso anche nei momenti più difficili".

Nel suo discorso, Ermini ha citato anche Rosario Livatino, "magistrato integerrimo ed esempio per tutti di legalità, la cui reliquia la scorsa settimana, qui a Roma, è stata esposta nei palazzi delle massime istituzioni del Paese, che diceva che ‘la credibilità esterna della magistratura nel suo insieme e in ciascuno dei suoi componenti è un valore essenziale in uno Stato democratico, oggi più di ieri’. La credibilità coincide con l’interesse dei cittadini a poter confidare in un sistema giustizia che sappia rendere efficace, tempestiva e di qualità la risposta giudiziaria ai diritti che reclamano tutela. È dunque di tutta evidenza come sia indispensabile e prioritario insistere, lungo la scia delle riforme degli ultimi anni, sull’abbattimento dell’arretrato e la riduzione dei tempi di durata dei processi. In una parola, sull’efficienza del servizio giustizia investendo in maggiori risorse umane e materiali".

"La credibilità, il prestigio e l’autorevolezza dell’ordine giudiziario richiedono quale precondizione politica l’abbandono di prove muscolari e la distensione dei rapporti tra poteri – ha sottolineato Ermini -preservando e rispettando l’attuale assetto costituzionale della magistratura e, in particolare, le funzioni degli organi di garanzia come il Consiglio superiore. Gli scandali di questi anni hanno indubbiamente gettato un’ombra di discredito sull’istituzione, e interpellano in prima battuta la magistratura associata a riflettere sulle degenerazioni del correntismo e sui danni di un carrierismo fine a sé stesso; autocritica da tempo avviata e che, con tutta sincerità, non ho invece visto svolgere, con analoga intensità, da altre categorie professionali che negli anni hanno conosciuto analoghe cadute. Mai però è venuta meno da parte del Consiglio la leale collaborazione nell’ambito delle relazioni istituzionali".

"Mai – ha puntualizzato il vicepresidente del Csm – vi è stato parere reso al ministro della Giustizia su proposte normative che abbia esondato dai limiti delle funzioni proprie del Consiglio, che altro non sono se non quelle, alla luce di criticità applicative, di ‘richiamare – per citare le parole del presidente Giovanni Gronchi all’insediamento del primo Consiglio nel luglio del ’59 – l’attenzione del legislatore ove si ritenga giusto e necessario che la legge sia mutata’. Il Consiglio come istituzione non ha ragione di essere demonizzato o degradato a pura amministrazione. Resta anzi il modello vitale, così come prefigurato dalla nostra Costituzione, più aderente alla finalità della difesa dell’indipendenza esterna e interna della magistratura. L’autonomia, le funzioni e il ruolo del Csm vanno dunque preservati, nella consapevolezza che denigrare e delegittimare il Consiglio compromette e mette a rischio l’indipendenza della magistratura".

Proprio sull’indipendenza si è concentrato Ermini nella parte conclusiva del suo discorso: "Non è un principio astratto o il bizzarro privilegio accordato al singolo magistrato, ma è piuttosto – è bene che i cittadini ne siano pienamente consapevoli – la prerogativa che la Costituzione attribuisce all’ordine giudiziario quale garanzia che la funzione giurisdizionale venga svolta dal magistrato in modo imparziale e da una posizione di autonomia e terzietà, presupposti necessari per l’attuazione del principio di uguaglianza e di giustizia sociale, che è il fondamento – come ci ha insegnato don Milani – della libertà e della dignità dell’uomo". L’autonomia e l’indipendenza della magistratura – ha precisato il vicepresidente del Csm – sono pertanto valori irrinunciabili e alla base del nostro ordinamento, e proprio l’attuale momento storico, nella sua tragicità, ci insegna quanto sia importante difendere la democrazia liberale e le sue istituzioni che hanno nello stato di diritto il loro valore fondante e la loro legittimazione".
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